mercoledì 5 febbraio 2014

Da “Rivoluzionario per caso” di Linus Torvalds

di
Simone De Battisti
simone.debattisti@gmail.com

Ho letto in questi giorni una bella biografia in cui ho trovato tante corrispondenze concrete ed effettuali dei contenuti “teorici” spesso esposte in queste pagine. Per questo ho deciso, per ringraziarvi, di trascriverne alcuni passi fondamentali. Con l’augurio per il 2014 che possa la Sorgente Aperta sgorgare acqua positiva in questo paese.
Le citazioni sono in ordine storico, non sono rielaborate, al massimo accorciate quando ripresi entro lunghi paragrafi o abbinate quando parlano di temi simili. Spero stimolino i lettori a leggere l’intero libro ne vale la pena. Ad ognuno “buona ispirazione” iniziamo con “L’informatica è come la fisica”.
Un modello emergente e open source per definizione di imprenditorialità, innovazione, gestione, organizzazione, strategia….
Selezione di passaggi chiave dalla biografia di Linus Torvalds, l’Inventore di Linux. Nei fatti uno dei tre protagonisti della grande rivoluzione informatica che stiamo vivendo, insieme a Bill Gates e Steve Jobs, ma meno noto e celebrato. Finlandese, inizia l’avventura per passione, diventa milionario per volontà di tutti quelli che hanno riconosciuto nel suo prodotto un elemento di profonda innovazione, non ha avuto una sua azienda ma ne ha fatte generare a centinaia. “Rivoluzionario per caso – come ho creato Linux solo per divertirmi” Garzanti (2001).

“I computer erano meglio per i ragazzini quando erano meno sofisticati, quando anche gli sbarbatelli come me potevano mettersi a trafficare sotto il cofano. Oggi i computer hanno lo stesso problema delle auto, per le persone è sempre più difficile smontarli e rimontarli, quindi imparare qualcosa da loro”.
“Non avevo progettato per Linux una vita fuori dal mio computer, non avevo nemmeno mai deciso di essere leader. Accadde in modo naturale.  A un certo punto un gruppo ristretto di 5 sviluppatori iniziò a generare la maggior parte delle aree chiave dello sviluppo”. “Alla gente piace che ci sia qualcuno che gli dica cosa fare, poi ci sono persone con idee forti in determinati ambiti, questi diventano leader di quegli ambiti. La cosa inaccettabile è che qualcuno voglia imporre agli altri la propria visione del mondo. All'inizio io volevo solo feed back dagli altri, non volevo diventare il loro leader. È successo perché mi sono dimostrato affidabile, competente ed onesto”.

“Imparai abbastanza presto che il modo migliore per essere leader consiste nel lasciare che le persone facciano le cose perché le vogliono fare e non perché tu vuoi che le facciano. Bisogna sapere quando si sbaglia e chiamarsi fuori dal gioco. I migliori leader mettono gli altri nelle condizioni di prendere le decisioni per conto loro”.
“Al vertice di Linux per decidere le dispute sul Kernel, il cuore del sistema operativo, c’è un tizio (Linus Torvalds) il cui istinto non è mai stato quello di fare il leader (nel senso tradizionale). Quando diventai dirigente alla Transmeta fui un disastro completo, ero disorganizzato, dovevo controllare tutti, dare ordini, co-ordinare…e non mi piaceva”. “In Linux, la gente sa chi si è dato da fare, ma soprattutto, di chi si può fidare, e le cose succedono da sole. Niente votazioni, niente ordini. Non c’è bisogno di ricontare le schede”. “La cosa che stupisce spesso è che il modello open source funziona davvero. Loro hanno il potere di ignorarmi”.
“Dopo che Ibm, Oracle ed altre grandi aziende lasciarono Microsoft per passare a Linux…per quanto gratificato non cambia la vita. La maggior parte delle ore che non dedicavo alla famiglia le dedicavo a Linux”. “Il motivo principale del successo di Linux è che la gente detestava fare le cose nel modo in cui voleva Microsoft, con Linux poteva farle come riteneva più opportuno”. “Linux aveva conquistato il cuore del mondo come un improbabile vincitore alle Olimpiadi proveniente da un paese sconosciuto”.
“Mie regole d’oro (Linus torvalds)
       1.  Fai agli altri quello che vorresti essere fatto a te
       2.  Sii fiero di ciò che fai
       3.  Divertiti a farlo”.

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...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.