di
Francesco Zanotti
L’occasione è il Festival dell’economia di
Trento. Il personaggio è il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco. Egli
affronta con decisione il tema della conoscenza. E sui due versanti in cui
occorre affrontarlo: la creazione e la diffusione (cioè dell’insegnamento) della
conoscenza.
Della creazione di nuova conoscenza dimostra l’esigenza
quando parla dei fallimenti della scienza economica. Del problema della
formazione cita gli scarsi stimoli a laurearsi perché poi le imprese non
premiano la differenza tra diplomati e laureati.
Ovviamente plaudo alle parole del Governatore e,
per questo, non posso lasciarle senza commenti. Ed una proposta finale: un Qualitative Easing of Knowledge. Da attivare
subito per non rendere solo “sintomatico” e non definitivamente ”curativo” il
QE della BCE.
Il primo contributo è quello di indicare aree di
conoscenza rilevanti, ma non usate e conosciute.
Innanzitutto a livello macro economico e finanziario, cito le teorie del non
equilibrio e l’utilizzo delle teorie di gauge in economia e finanza. Più in
generale l’utilizzo di tutti i nuovi modelli e metafore che vanno dalla teoria
quantistica dei campi alla teoria dei sistemi autopoietici. Quest’ultima teoria
potrebbe dare un rilevante contributo ad una teoria delle bolle che non sia di
tipo “regolatorio”: la ricerca delle regole da imporre ai mercati per evitare
il formarsi di queste bolle. E non sia neanche di tipo esortatorio, sulla scia
dei codici etici che ribollono solo di retorica.
A livello
micro-economico cito quell’area di conoscenza che si chiama strategia d’impresa. Essa fornisce la
strumentazione concettuale per studiare i rapporti di una impresa con l’ambiente
esterno. Serve a prevedere la capacità futura di generare cassa di una impresa.
Serve ad aiutare le imprese a costruite progetti strategici (Business Plan) alti
e forti che sono gli unici strumenti per rendere fecondo (e, quindi, sicuro. Ma
sicuro perché fecondo e non perché garantito) il risparmio che le banche
veicolano, direttamente o indirettamente, verso le imprese.
Mi permetta una domanda Sig. Governatore, ma perché
le banche non vogliono usare il patrimonio di conoscenze e di metodologie di
strategia d’impresa? Mi scusi l’ardire: dovrebbe imporre loro di usarlo.
Per quanto
riguarda la formazione, mi permetto di far notare che il testo di macro
economia più usato è ancora quello di Blanchard, personaggio che il Governatore
indica, giustamente, come uno degli economisti che hanno costruito e sponsorizzato
la conoscenza economica “sbagliata”. L’opinione del Governatore non è isolata. Oltre
alla reprimenda, a livello politico, che la Regina d’Inghilterra fece all’apparire
della crisi nel 2008 agli economisti inglesi, chiedendo loro conto della loro
insipienza previsionale, anche a livello accademico si condivide l’opinione del
Governatore.
Solo per fare un esempio, è uscito, scritto da Emiliano
Brancaccio, un volume dal titolo inequivocabile: Anti Blanchard. Domanda: non è
che il problema di fondo è che la scuola, in ogni suo ordine e grado, è troppo
legata alla diffusione di una conoscenza che i giovani intuiscono e le aziende
verificano essere superata?
Signor Governatore, mi permetta di concludere (e
dettagliarne brevemente il significato) con la proposta di cui ho accennato all’inizio:
affiancare al Quantitative Easing della BCE un Qualitative Easing of Knowledge (conoscenza nuova e non usata) da
parte della Banca d’Italia, con il contributo di tutte le banche italiane,
verso tutti i protagonisti del nostro sistema economico. Il senso sociale della
proposta è rivoluzionario: il sistema delle
banche che, nella sua totalità, intermedia non solo risorse finanziarie, ma
conoscenza. Come a dire: “Care banche, volete veramente rinnovare la vostra
identità strategica e rinvigorire il vostro ruolo sociale? Bene questa è una
direzione lungo la quale è necessario camminare.”.
Nessun commento:
Posta un commento