di
Francesco Zanotti
Ho
scritto che l’obiettivo di fondo dell’Expo è già fallito.
Ciononostante
l’obiettivo non è svaporato, anzi è da perseguire con tanta più intensità
quanto più passa il tempo.
Abbiamo immaginato un progetto per camminare verso il raggiungmento dell'obiettivo di attivare l'emergere di una nuova scietàe lo abbiamo denominato il Progetto IMEFF (International Exhibition of Mediterranean Foods
and Flavours). Essa costituisce uno delle possibili “concretizzazioni” della nascenda
“Carta di Milano”.
Oggi sembra che tutti siano in attesa. Prima, di
qualcuno che adotti misure che riescano a fermare la crisi e a stabilizzare la
situazione. Poi, di qualcuno che riesca
a varare le riforme che potranno favorire la crescita.
A noi sembra che non sia il momento dell’attesa.
E’ il momento della progettualità e dell’azione costruttiva dal basso. Il
progetto IMEFF è un esempio di questa nuova vitalità generativa che ci sembra
giusto definire “imprenditoriale”. Ecco in cosa consiste.
Il
Mediterraneo: un’ecologia di civiltà …
Dalla
notte dei tempi, intorno al mar Mediterraneo, si è sviluppata un’intera ecologia di civiltà che condividono
una ecologia naturale particolarmente
favorevole allo sviluppo integrale dell’uomo.
Intendiamo
dire che ogni territorio ha sviluppato una propria civiltà, fatta di arti, scienze,
città, strade, istituzioni etc. Ma tutte queste civiltà non sono monadi
separate, piuttosto hanno evidenti e profonde radici comuni. Alcuni pensano che
questa unità profonda sia ancora più vasta e lontana. In mille luoghi di un
territorio che dalla Bretagna si allunga fino all’India, esistono segni di una civiltà
comune: Gilania, la civiltà della Dea madre terra.
Ma
fermiamoci, per il momento, alle rive del Mediterraneo. Ognuna delle civiltà
che sono nate ed hanno vissuto lungo le sponde del Mare Nostrum è un ologramma
di una storia comune, è una specifica, originale e sorprendente interpretazione
di questa storia comune a tutti i popoli che hanno vissuto e vivono sulle rive
di un mare dove “nostrum” può e deve significare: di tutti.
…
che rischia di disperdersi nel conflitto
Purtroppo
questa storia sembra dimenticata, quasi tradita. Le espressioni attuali di
questa diverse civiltà stanno scegliendo di considerarsi monadi le une verso le
altre e, quindi, si ritrovano a considerare il conflitto come unica strategia
possibile. Ma si tratta di una strategia di sopravvivenza sofferente, non certo
di sviluppo.
Il
conflitto è economico, perché prevale la strategia della contrapposizione,
della mutua esclusione, della competizione. Il conflitto sta diventando
complessivo, degenerando in una paradossale guerra di civiltà. Da una
contrapposizione conflittuale generalizzata può nascere solo una sconfitta
complessiva e non certo uno sviluppo. Non è possibile neanche uno sviluppo egoistico di qualche parte a spese delle
altre.
Costruire
una nuova cooperazione “dal basso” e “subito”
Per
evitare un’epocale sconfitta complessiva, di tutti nella guerra contro tutti, è
necessario costruire strategie e progetti cooperative comuni che traggano
ispirazione, che permettano di riscoprire e valorizzare questa unità profonda
di natura e di civiltà. Esse, sole, potranno costruire una nuova stagione di sviluppo
solidale in tutte le dimensioni della società: economica, sociale, politica,
istituzionale e culturale. Ed eliminare i conflitti latenti ed in atto e
prevenire l’insorgere di conflitti futuri.
E’
necessario che queste strategie e questi progetti nascano dal basso per poter
concretizzarsi subito.
Come fare? Abbiamo
sviluppato una proposta …
La
magia del cibo
Perché
partire dal cibo e, quindi, dal comparto agro-alimentare?
Partire
dal cibo perché è una delle manifestazioni più “umane” della cultura di una comunità,
di una civiltà. Forse, l’ambito nel quale questa unità profonda che si
manifesta in diversità sinergiche è più evidente.
L’ulivo e l’olio che da esso si ricava costituiscono l’esempio più
adatto a descrivere questa complessità sinergica ed unica. Infatti, l’ulivo
viene coltivano praticamente solo nel bacino del Mediterraneo. Gli oli che si
ricavano sono diversi da località e località, offrendo ognuno una specificità
unica di sapori e profumi. L’ulivo, una pianta di tutti che tutti vivono
diversamente. Si conosce a fondo l’ulivo solo se si sperimentano tutte le sue
diversità locali. Ognuna scatena il desiderio dell’altra.
Promuovere
il cibo (e i sapori) di un territorio significa promuovere nella sua
integralità quel territorio.
Partire
dal comparto agro alimentare perché un’“industria” chiave per lo sviluppo
economico dei popoli che si affacciano sul Mediterraneo. Capace di trainare,
informare di se’ uno sviluppo economico finalizzato ad uno sviluppo sociale
etico ed estetico.
Una
magia distrutta da una competizione miope
Oggi,
però, accade, però, che i diversi cibi e sapori dei diversi popoli del
Mediterraneo, pur molto apprezzati ovunque, rischino di perdere la loro
originalità profonda e il significato che le loro storie possono raccontare a
noi ed al mondo.
Infatti,
siamo oggi portati a guardare troppo “in piccolo”: alle nostre piccole realtà
locali e non all'intero Mar Mediterraneo
ed alla sua storia. Questo ci costringe a considerare solo le caratteristiche
funzionali delle nostre cucine, dei nostri cibi e del nostro territorio. Al
massimo ci aggiungiamo folclore.
Questa visione “partigiana” ci
porta a praticare tutti un’unica strategia promozionale disponibile: la comunicazione
competitiva che distrugge il senso profondo della civiltà di cui sono
emanazione, la spezzetta in briciole che, prive della loro storia comune,
possono solo raccontarne eccellenze organolettiche o folcloristiche.
IMEFF:
Una comunità cooperante che costruisce sviluppo
Per
sfruttare appieno le potenzialità delle risorse cibo e territorio è necessario
immaginare una nuova strategia promozionale, cooperativa, invece che
competitiva, per diffondere i sapori e i colori del Mediterraneo, insieme a
quella ecologia di civiltà che è andata emergendo nei secoli lungo le rive di
questo mare e che ne costituisce il senso più profondo.
Questa
nuova strategia promozionale si può concretizzare in un Progetto che abbiamo
denominato “Salone internazionale del gusto Mediterraneo”. IMEFF che è
l’acronimo dell’inglese: International Mediterranean Exibition of Foods and
Flavors.
Esso
non intende essere solo una ulteriore tra le numerose esposizioni commerciali,
appiattite sulla bontà dei prodotti esposti e sul loro prezzo, ma un momento di
sintesi culturale in cui ogni territorio racconta il suo patrimonio
enogastronomico come un’olografia locale delle nostre comuni e antiche civiltà.
IMEFF
in concreto
Il
Salone è pensato per essere una iniziativa senza soluzione di continuità.
La
Prima Edizione avrà l’obiettivo di comunicare l’idea principale del Salone:
cucina, cibo e territori sono manifestazioni diverse di un’unica storia che
viene dai tempi antichi. La cucina, il cibo e i territori raccontano
un’ecologia di stili di vita che possono essere sperimentati uno dopo l’altro
in un tour senza fine attraverso territori caratterizzati da una storia e da un
mare comune.
Da
un punto di vista “logistico”, il Salone sarà strutturato in tre padiglioni ideali principali.
Il
primo sarà dedicato a descrivere l’idea fondamentale del Salone: un messaggio
di unità nella diversità che dovrà essere rinnovato ad ogni edizione, ma che
rimarrà come costante richiamo a quella unità cooperativa alla quale la nostra
comune storia ci richiama.
Nel
secondo padiglione saranno descritte le cucine, i cibi e il territorio del Paese,
dove si terrà la prima edizione.
Il
terzo sarà dedicato a rappresentare gli altri territori del Mediterraneo che
condivideranno il progetto.
Le diverse edizioni si terranno con scadenza annuale a rotazione in diversi
territori e con un format comune: vi saranno sempre tre Padiglioni. Il primo
sarà continuamente aggiornato, ma sarà sempre dedicato a descrivere l’idea
fondamentale del Salone. Il secondo sarà dedicato al territorio organizzatore.
Il terzo agli altri territori.
IMEFF
e il PAM
L’idea
del Salone è stata presentata al Parlamento del Mediterraneo che ne ha
approvato il progetto di massima nella sessione di lancio del “Panel for
External Trade and Investments in the Mediterranean” che si è tenuta a Lisbona
il 27-28 maggio 2010.
IMEFF:
risultati attesi
Il
Salone avrà, innanzitutto, un grande impatto nello sviluppo sia del comparto
turistico che del comparto agro alimentare.
Nel
comparto del turismo genererà una
vera rivoluzione. Infatti, cambierà il concetto stesso di “vacanza”: dall'attuale
vacanza come “fuga” dalla dura realtà del lavoro a momento di sperimentazione
di nuovi stili di vita e scoperta delle mille civiltà che hanno costruito il
senso del nostro presente. Fino a diventare esperienza concreta di una nuova
convivenza possibile, nella quale lo sviluppo di ognuno dipende strettamente
dallo sviluppo degli altri.
Operando
questo “shift” di significato verranno cambiate le regole della competizione.
Le diverse comunità del Mediterraneo proporranno al mondo non uniche proposte
isolate, ma un’ecologia di esperienze di vita sinergiche: quando qualcuno
sperimenta una di queste, non può non sperimentare gli altri diversi stili di
vita collegati. Una proposta unitaria,
insomma, che non spezzetta più, artificialmente, una unità di profonda di
storia e di mare.
Questa
iniziativa certamente può andare molto oltre il costruire sviluppo economico.
Il
Salone Internazionale del gusto Mediterraneo può diventare il primo esperimento
di uno sviluppo economico costruito non sulla competizione, ma fondato su
un’ampia cooperazione non solo tra operatori economici, ma coinvolgendo tutta
la società. Si ritiene che questo tipo di sviluppo, fatto di cooperazione e coinvolgimento,
possa essere un’esemplare pietra miliare che sarà in grado di suggerire nuove
dinamiche di sviluppo in tutte le dimensioni della società.
Se
ci permette un paragone, il salone potrebbe svolgere nel 21° secolo quella
funzione di “prima fase di dialogo” tra Paesi in conflitto, come lo era stati
il ping pong nel XX secolo.
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