di
Francesco Zanotti
Leggo stamattina su “La lettura” del Corriere un
articolo di Eduardo Boncinelli dal titolo “In ostaggio dei misteri”.
La tesi di fondo è che la nostra cultura si
compiace dei misteri, mentre la cultura anglosassone cerca di svelarli
attraverso la scienza.
E’ un ulteriore episodio della sua personale ad
esistenziale battaglia contro la Fede in nome della Ragione.
Non voglio schierarmi da una parte e
dall'altra.
Vorrei solo discutere della visione della
scienza di Boncinelli. Per lui scienza è scoprire con mezzi umani la verità del
mondo.
Ma guardiamo da vicino questa scienza.
La scienza che intende Boncinelli è lo sforzo di
trovare gli algoritmi che governano il mondo. Di esaurire il mondo in
algoritmi. Pensando che gli algoritmi così definiti spieghino il mondo.
Insomma, il mondo come macchina di Turing su cui girano quei programmi senza
bug che sono le leggi ultime.
Purtroppo oggi la scienza non è più solo questo.
Progressivamente stiamo scoprendo con sempre più
chiarezza che il metodo scientifico galileiano (le sensate esperienze e le
certe dimostrazioni) permette di costruire solo simulazioni efficienti del
funzionamento di alcune parti del mondo. Ovviamente ciò è utilissimo, ma senza esagerare.
Se volessimo essere più cattivi potremmo dire che se prendiamo la scienza
sperimentale “regina”, cioè la fisica, l’ambizione di costruire una teoria del
tutto, ha portato a comprendere qualcosa come circa il 4% della materia/energia
presente nell'universo. E la teoria che più di tutte ambisce a diventare la
teoria del tutto (la teoria delle stringhe) si presenta come un insieme di circa
10 500 versioni.
Consiglio tre letture (tra le mille possibili) per
capire cosa oggi sia la scienza e il
costruire ragionamenti scientifici.
La prima: “The singular universe and the reality of time” di Roberto Mangaberia Unger e Lee Smolin.
La seconda: “The system view of life” di Fritjof Capra e Pier Luigi Luisi.
La terza: il capitolo “Incompletezza” di Giuseppe Longo nel libro “La matematica. Pensare il mondo” a cura di Claudio Bartocci e Piergiorgio Odifreddi.
La prima: “The singular universe and the reality of time” di Roberto Mangaberia Unger e Lee Smolin.
La seconda: “The system view of life” di Fritjof Capra e Pier Luigi Luisi.
La terza: il capitolo “Incompletezza” di Giuseppe Longo nel libro “La matematica. Pensare il mondo” a cura di Claudio Bartocci e Piergiorgio Odifreddi.
Generalizzando il discorso, il problema non è la
battaglia o anche solo il dialogo tra scienza e fede. La sfida è capire cosa
intendiamo per scienza e fede.
Poi discuteremo del loro rapporto, evitando la
barbara tentazione ideologica di subordinare qualche dimensione umana (perché che
ci fa paura) a qualcuna altra (che, invece, ci tranquillizza).
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