di
Luciano Martinoli
Su molti giornali, italiani e stranieri, è apparsa la notizia riguardante la decisione di diverse aziende cinesi, produttrici di beni di largo consumo, di spostare le loro fabbriche in Africa. Le motivazioni sono da ricercarsi in un più basso costo del lavoro e delle materie prime e importanti benefici fiscali.
Tra i vari articoli sull'argomento desidero citare quello apparso su La Stampa e riportare il seguente passaggio:
"la Cina subisce i contraccolpi della crisi economica mondiale e il premier Wen Jiabao ... assicura che «la stabilizzazione della crescita economica del Paese occupa la posizione più importante» fra le priorità del Governo. E se la Cina è l’approdo delle imprese occidentali che puntano a ridurre i costi di produzione, a sua volta guarda alla ancora più economica Africa."
E' questa la strategia del paese che si candida a diventare la più grande economia del pianeta e, di conseguenza, il motore di sviluppo globale?
Dunque il quadro che ne viene fuori è abbastanza chiaro: gli occidentali, ma domani anche altri paesi, vogliono prodotti sempre più economici (indipendentemente dalle prestazioni?), per realizzarli bisogna produrli in luoghi dove i costi sono sempre più bassi (e rimarranno per sempre tali?).
Non mi sembra un gran modello di sviluppo, eppure i commenti a questa notizia (almeno quelli che ho trovato io on line) non evidenziano questo aspetto.
Il caso Cina è emblematico: quanto ci hanno impiegato i cinesi a pretendere di più (salario, diritti, ecc.)? Meno di dieci anni, forse quindici.
Quanto ci metteranno gli africani a seguire la stessa sorte (mica sono più scemi dei cinesi)? Diciamo dieci anni o forse meno.
E poi, quando anche gli africani diventeranno costosi che si farà? Andremo ad addestrare i pinguini e investire in Antartide (loro con qualche pesce al giorno sono contenti)?
Oppure cercheremo nell'universo qualche pianeta abitato da persone "low cost" ai quali proporre il nostro magnifico (per noi) modello di sviluppo e costruiremo le fabbriche da loro?
Sono quotidianamente sempre più evidenti le assurdità che un modello di sviluppo, basato su quello industriale, sta rivelando. L'aspetto drammatico è che il dibattito sull'alternativa ha sempre il concetto di "industria" nella testa: decresciamo, diventiamo tutti verdi (come gli alieni dei film di fantascienza?), facciamo le imprese più buone, e amenità varie. Cioè in continua alternanza tra buttare il bambino con l'acqua sporca e continuare a fare la stessa cosa di sempre ma con maggior bontà e sporcando di meno.
Certo che con le solite quattro idee che abbiamo in testa, e che continuiamo a coltivare, più di queste sciocchezze non siamo in grado di immaginare.
Ecco perchè il primo passo è dotarsi di risorse cognitive attraverso nuove conoscenze. Solo loro infatti possono fornirci l'ispirazione, per immaginare, e gli strumenti, per progettare, una nuova società (e fornirci anche il processo sociale per realizzarla). E da qui che nasce il nostro invito all'Expo della Conoscenza come evento fondante di una nuova era.
Nel frattempo però ci trastulliamo con l'eterno lamento, lo sterile e ripetitivo dibattito sulle banalità di sempre e... rendiamo, ancora una volta, gli africani schiavi (anche se in maniera moderna)!
"motore di sviluppo globale?"
RispondiEliminaCome diavolo fa un paese mercantilista a diventare un motore di sviluppo globale? Esso è e sarà sempre un enorme sanguisuga.
Caro Biagio
EliminaSono daccordo con te, ma purtroppo è questa la percezione degli altri paesi e delle istituzioni mondiali. Magari loro la pensassero come te!