di
Luciano Martinoli
Tutti i principali quotidiani nazionali, e non solo, pubblicano rubriche culturali esclusivemente la domenica, quasi che la cultura, o più in generale la conoscenza, fosse attività da tempo libero, da "gioco". Di contro gli alti giorni ci si occupa esclusivamente di "cose serie".
Quando però eravamo bambini, adolescenti e fino all'inizio della maturità, i rapporti erano invertiti: quello che per gli adulti era diletto per noi era l'attività principale. Ed è così anche oggi che è il motivo per cui mandiamo i nostri figli a scuola.
Sul Sole 24 Ore di ieri vi è un articolo sulla "ricerca della saggezza" (la "filosofia", per chi avesse smarrito i riferimenti etimologici) oggi confinata negli ambiti accademici, ovvero per i "perditempo" secondo la vulgata, o nel tempo libero, come l'apparizione domenicale sul quotidiano dimostra.
Non era così in passato, come lo stesso autore ci ricorda
"...Spinoza intagliava lenti, Leibniz faceva il bibliotecario, Berkeley era un vescovo..."
e dunque
"...mentre cataloghi libri o pronunci omelie puoi continuare a ricercare la verità e la saggezza, e la cosa non incide sui tuoi impegni quotidiani."
Cosa comporta questa marginalizzazione della cultura e della conoscenza? Quali sono le conseguenze del blocco della "ricerca della saggezza" avvenuta in noi dieci, venti, trenta o più anni fa in concomitanza della "fine degli studi" (e forse anche della fine del nostro processo di miglioramento intellettuale)?
Ce lo ricordano tutti gli altri giorni gli stessi giornali.
Campioni nazionali, e internazionali, di insicurezza si ergono a comandanti delle comunità umane nascondendo la loro insipienza dietro l'arroganza.
L'insoddisfazione per ciò che si ottiene è motivata incolpando "altro" (cicli economici, condizioni avverse, nemici reali o costruiti allo scopo, il fato...) e si reagisce ricercando nuovi comandanti che siano in grado di sbrogliare la matassa (ritrovandosene di più arroganti perchè ancora più insicuri).
E su tutti aumenta la frustrazione per l'incapacità di modificare questo "altro", qualsiasi cosa esso sia, scatenando stoicismo generalizzato o appagamento nell'effimero (del quale oggi vi è abbondante produzione).
Cosa fare?
Innanzitutto, come ancora l'autore dell'articolo sottolinea,
"Ricordiamo ... a tutti la lezione di Socrate che di tutti è stato maestro, la lezione di umiltà di chi sa solo di non sapere, e non riteniamo di avere la verità in tasca,..."
E poi invitando i media a non confinare la conoscenza ad un esercizio ludico domenicale, ma somministrarla quotidianamente, come apparente "eccipiente" di quella saggezza che va sempre ricercata perchè, come già detto, "non incide sugli impegni quotidiani", anzi migliorando noi li migliora.
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