di
Francesco Zanotti
Angelo Panebianco sul
Corriere della Sera di oggi commenta quello che è avvenuto in Spagna e conclude
il suo articolo con le seguenti parole:
“Forse se la caveranno meglio quelle democrazie (come la Francia e la
Gran Bretagna) che hanno innalzato forti barriere protettive, potenti ostacoli
maggioritari contro cui si infrangono le onde di instabilità”.
Fino a ieri Panebianco ci avrebbe
messo anche la Spagna …
Insomma, non sono per nulla
d’accordo. Avevo già previsto che nessuna società complessa può accettare di essere
semplificata in due partiti. Aggiungo che quella che Panebianco chiama instabilità
è soltanto l’emergere di un nuovo mondo che nessuno può fermare. Sostengo che
serve una modalità di governo dei processi emergenti.
Concludo riproponendo i post
dove parlavo di queste cose due anni fa e nell’aprile scorso.
14 aprile 2015
La frammentazione politica aumenta
inesorabilmente. Tutti la vedono come una minaccia alla governabilità. E,
invece, è solo una minaccia ad una classe dirigente, ma una speranza per il
mondo.
Infatti, si scrive frammentazione, ma si legge
aumento di complessità di ricchezza. La frammentazione è l’inevitabile
risultato della crescita della ricchezza cognitiva della società che vede
continuamente aumentare visioni e protagonisti.
Fermare questo aumento di complessità è
impossibile. E cercare di farlo è dannoso.
Occorre, allora, una classe politica capace di
sintesi.
Ma l’attuale classe politica non sa neppure da
dove si cominci a fare sintesi. E’ ancora legata alla democrazia come battaglia
tra destra e sinistra. Ma, cari amici politici incartapecoriti, vi rendere
conto che non sapete neppure distinguere chiaramente i nomi delle sue parti che
si dovrebbero contendere il governo? Siete costretti a definirli con nomi
composti con una area di sovrapposizione: centro-destra e centro-sinistra.
Il più grave è che ad essere incartapecorita sul
passato dei conflitti è una classe di governo giovane.
24 gennaio 2013
E l’Italia ha una grande complessità
sociale e culturale: la sua ricchezza.
Leggo oggi sul Corriere un
pezzo di Pierluigi Battista dal titolo “Se l’ideologia della discussione blocca
le decisioni” che riassume, in una efficacissima sintesi “negativa”, perché non
riusciamo a costruire sviluppo. Intendo dire: non riusciamo a costruire
sviluppo perché pensiamo sia costruibile accentrando le decisioni.
Mi spiego: innanzitutto
perché parliamo di decisioni? Vogliamo recuperare il senso delle parole? Il
decidere è scegliere tra opzioni precostituite. Per quanto riguarda la legge
elettorale occorre progettarla.
Smettendola di parlare di
decisioni si comincia a capire. Facciamo il passo decisivo. E arriva in ballo
la grande complessità sociale e culturale dell’Italia. Noi siamo un Paese
“complesso”, articolato, ad esempio, in una grande diversità di attori sociali
e politici. Ognuno di essi deve (ed ha il) affermare la sua identità. Ed ha il
diritto di farlo perché affermare la sua diversità è aggiungere complessità,
quindi ricchezza. Allora, in occasione di qualunque processo progettuale (in
politica siamo raramente di fronte a processi decisionali), vi sono solo due
alternative. La prima è che tutti gli attori politico-sociali vengono coinvolti
nella progettazione fino al risultato finale che tutti devono approvare senza
riserve. La seconda è che … ci si infila nel pantano delle opposizioni, dei
divieti, dei boicottaggi. Perché si costringe chi non ha partecipato alla
progettazione (o non ne condivide il risultato) ad affermare la propria
identità contestando il risultato della progettazione che li ha visti esclusi.
Se, poi, si volesse con
qualche legge elettorale eliminare questa complessità dal Parlamento ce la
ritroveremo, energeticamente (anche violentemente) protestante nelle piazze.
Dobbiamo accettare il fatto che “Un uomo solo al comando… “ vale solo se la
conclusione è quella ciclistica “…la sua maglia è azzurra e il suo nome è
Fausto Coppi”. Non vale per nessun Berlusconi o Renzi.
Obiezione: ma come si fa a
coinvolgere tutti nella progettazione? Ecco questa domanda nasce semplicemente
perché non si conosce nulla di sistemica, scienze cognitive, perché nessuno ha
letto Luhmann, perché non si segue il nostro blog. Altrimenti si saprebbe che
esiste una modalità di governo della progettualità sociale che si chiama
Sorgente Aperta. E lo si userebbe, invece di reclamare perché tutti vogliono
dire la loro. E non si allineano buoni buoni dietro a qualche leader.
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