giovedì 1 luglio 2010

Ed ora arriva il dott. Sala

Ho già provato a scrivere qualcosa di simile. Ora provo a dirlo in modo diverso. Oggi l’Expo è nelle mani del dott. Sala. Io credo che non ci si debba mettere a discutere se sia o no la persona adatta. Io credo che si debba (uso la stessa espressione che ho usato precedentemente) alluvionarlo di progetti che abbiano una nuova qualità.

Provo a proporne uno.

Lo slogan dell’Expo è: “Nutrire il pianeta, energia per la vita”. Esso mi suggerisce le seguenti domande. Che non riguardano i terreni, gli immobili, le vie di comunicazione. Ma che mi sembrano chiave per il successo, non solo di pubblico, ma anche nella capacità di generare un nuovo mondo dell’Expo.

La prima domanda: quale modello di società abbiamo in testa? Quale modello di società può realmente nutrire il pianeta, fornire energia per la vita? L’attuale società industriale o è necessario immaginare un nuovo modello di società?

La seconda domanda: quale modello di scienza poniamo alla base dei nostri sforzi di nutrire, fornire energia? Oggi, come tutti sanno, sta nascendo una nuova scienza (mille nuove scienze) che potrebbe costituire un grande progresso rispetto alla scienza galileiano-baconiana. Si sta immaginando di dare un contributo alla nascita di questa nuova visione della scienza che non ha ancora trovato il suo Galileo? Oppure rimaniamo ancorati alle scienze riduzioniste classiche?
La terza domanda: a quale modello di pianeta ci si riferisce? Ad un pianeta organismo vivente (ipotesi Gaia) che evolve e ci chiama a partecipare a questa evoluzione. Oppure un pianeta macchina del quale dobbiamo preservare il funzionamento?

La quarta domanda: quale metodo di governo si vuole utilizzare? Il modello è quello della managerialità decisionista classica o quello dello stimolo e della sintesi di processi emergenti? Oggi tutti sono convinti della necessità della partecipazione. Ma di che tipo di partecipazione si tratta? Quella che fa da complemento, quasi foglia di fico alle “grandi decisioni già prese”? Oppure si cerca di attivare progettualità sociale profonda? In questo caso, quali metodologie si intendono usare? Quale è la teoria manageriale di riferimento?
Un ultima domanda dall’apparenza infantile: parliamo di cibo materiale o anche di cibo “cognitivo”? Parliamo di patate e di galline o parliamo anche di conoscenza? Mi scuso per questo approccio dualista cartesiano. Ma credo che in questa contingenza abbia ancora una sua significatività.
Mi immagino la reazione più probabile: domande teoriche, troppo complesse.

Ecco, sono domande alle quali si dà per forza una risposta. Lo si può fare inconsapevolmente attraverso l’impostazione che si da’ all’Expo, ma in questo caso si rischia che siano risposte banali e conservatrici. Oppure ci si può sforzare di fornire risposte consapevoli. In questo secondo caso si avvierebbe una grande opera di progettualità sociale.

Noi abbiamo provato a fornire una risposta a queste domande. Le risposte che ci siamo dati si coagulano in una proposta complessiva che abbiamo definito: Expo della conoscenza.

La presenteremo a Milano, il giorno 20 luglio, alle ore 18 :30, presso gli uffici di CSE-Crescendo in via Aurispa, 7.

E’ una proposta che nasce proprio dall’ingenua, infantile speranza che la conoscenza possa essere davvero alla guida all’emergere di un nuovo mondo che inizia proprio dall’Expo organizzato dalla città di Leonardo.

3 commenti:

  1. Penso che il compito i coordinare una macchina organizzativa così complessa sotto gli occhi del paese intero sia un compito davvero enorme. per chiunque. Di certo però in anni difficili come questi l'Expo è diventato, forse in parte per retorica, ma poco importa. L'orizzonte cui tendere come se fosse la panacea di tutti i mali del paese, dell'area metropolitana etc. Immaginiamo che sia vero...o, se non lo fosse, facciamo in modo che lo sia.
    C'è bisogno di azione, di certo, ma anche di simboli. Cosa unisce il paese tutto? non l'inno, non la bandiera, e nemmeno più la nazionale. Se anche expo è un percorso che attira tanti interessi per motivi economici, beh, facciamo in modo che sia quello (che di crescita economica c'è bisogno) ma non solo.
    Un nuovo direttore è una grande opportunità. Tutti i meriti e li elogi ai precedenti, caro Sala, chieda alla città di mobilitarsi con lei e Per lei, o meglio con Expo e per Expo. Si faccia aiutare dai futuri candidati alla poltrona di Sindaco per questo anno di campagna elettorale, senza schierarsi, semplicemente chiedendo alle persone, alle associazioni, alle imprese, a chiunque...di mobilitarsi progettualmente, iniziamo con un poco di musica, che dia serenità e crei armonia..per proseguire con tutto il resto.
    Forse stiamo immaginando cose troppo grandi, ma di certo di piccole non ne abbiamo bisogno.
    Guardi Sala, la storia ci insegna che i cambiamenti di fase, sono attivati con poco. In bocca al lupo. Non rimanga solo, si faccia sospingere dalla città, deleghi, apra i canali di comunicazione, diventi uno sciamano più che un direttore, che l'expo di Milano non sia solo l'expo delle cose, ma un passagio importante nella storia del paese e perché no dell'occidente affranto e del mondo tutto. Mi pare che l’Expo della Conoscenza le dia quel contesto culturale e simbolico di riferimento in cui agire e sopratutto far agire un paese di santi, navigatori e poeti. Avanti tutta. siamo con lei.
    Riccardo

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  2. Penso che il compito i coordinare una macchina organizzativa così complessa sotto gli occhi del paese intero sia un compito davvero enorme. per chiunque. Di certo però in anni difficili come questi l'Expo è diventato, forse in parte per retorica, ma poco importa. L'orizzonte cui tendere come se fosse la panacea di tutti i mali del paese, dell'area metropolitana etc. Immaginiamo che sia vero...o, se non lo fosse, facciamo in modo che lo sia.
    C'è bisogno di azione, di certo, ma anche di simboli. Cosa unisce il paese tutto? non l'inno, non la bandiera, e nemmeno più la nazionale. Se anche expo è un percorso che attira tanti interessi per motivi economici, beh, facciamo in modo che sia quello (che di crescita economica c'è bisogno) ma non solo.
    Un nuovo direttore è una grande opportunità. Tutti i meriti e li elogi ai precedenti, caro Sala, chieda alla città di mobilitarsi con lei e Per lei, o meglio con Expo e per Expo. Si faccia aiutare dai futuri candidati alla poltrona di Sindaco per questo anno di campagna elettorale, senza schierarsi, semplicemente chiedendo alle persone, alle associazioni, alle imprese, a chiunque...di mobilitarsi progettualmente, iniziamo con un poco di musica, che dia serenità e crei armonia..per proseguire con tutto il resto.
    Forse stiamo immaginando cose troppo grandi, ma di certo di piccole non ne abbiamo bisogno.
    Guardi Sala, la storia ci insegna che i cambiamenti di fase, sono attivati con poco. In bocca al lupo. Non rimanga solo, si faccia sospingere dalla città, deleghi, apra i canali di comunicazione, diventi uno sciamano più che un direttore, che l'expo di Milano non sia solo l'expo delle cose, ma un passagio importante nella storia del paese e perché no dell'occidente affranto e del mondo tutto. Mi pare che l’Expo della Conoscenza le dia quel contesto culturale e simbolico di riferimento in cui agire e sopratutto far agire un paese di santi, navigatori e poeti. Avanti tutta. siamo con lei.
    Riccardo

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  3. Poche domande spicciole, stimolate dalle tante cose che leggo sull'expo'.
    1-E' chiaro che non c'è un progetto, quello che fu presentato era una burla, altrimenti non si capisce perchè non abbia movimentato tutti quanti come ci si aspettava. Oppure era una scusa per stimolare qualche razzia edilizia dei soliti noti e basta?
    2- Se opportunità è, e viene sentita come tale visto che i richiami a questo evento sono tanti e forti sopratutto da coloro che non ne hanno interessi diretti, perchè non si stimola quella progettualità popolare che pure viene invocata da tutti coloro che governano l'evento? Slogan manipolativi o pura incapacità di cercare un metodo per farla accadere e realizzarla?
    3- Se è così importante un evento "epocale" per il paese, perchè avere il mandato da un organismo internazionale? Il Rinascimento non è stato sancito da nessun comitato, idem dicasi per il boom economico del dopoguerra.
    4- Ma se c'è tanta voglia di far accadere qualcosa, ognuno di noi, come singolo, è davvero così impotente? Siamo diventati così piccoli e insignificanti che le cose importanti le possono inaugurare solo capi del governo, governatori, sindaci e direttori generali? E tale manifestazione di impotenza proprio dalla città italiana attiva, lavoratrice per eccellenza? Dal propulsore dell'economia e della creatività italiana? Siamo messi maluccio!
    E allora diamoci una svegliata, informiamoci, valutiamo, studiamo e associamoci a qualche progetto dei tanti esistenti. E se non ce ne piace nemmeno uno, facciamolo noi, ma che sia bello, serio e coinvolgente. E smettiamola di aspettare sempre qualcun altro, ci sono molti più spazi di intervento di quello che immaginiamo

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...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.