di
Francesco Grillo
Ci è stato segnalato da Simone De Battisti questo pezzo
di Francesco Grillo pubblicato su Inpiu
che ci è sembrato “risuonare in fase” con le nostre riflessioni,
abbiamo chiesto all’autore il permesso di riprodurlo.
Anche se molti dei difensori
dello status quo – a destra come a sinistra – continueranno a girarci attorno,
i veri sconfitti delle elezioni francesi – e prima di quelle in Olanda,
Austria, Stati Uniti e credo che il Regno Unito confermerà il presto il trend –
sono i partiti politici tradizionali che hanno governato l’Europa e l’Occidente
per più di mezzo secolo. Il loro declino si porta, però, dietro una scomparsa
ancora più drammatica: stanno, infatti, morendo le ideologie, categorie cognitive
che abbiamo utilizzato per due secoli per leggere la realtà e suggerire ricette
che sono, oggi, completamente scadute. In fondo, che le ideologie debbano, prima
o poi, morire, come qualsiasi costruzione umana, è un fatto del tutto naturale.
Quelle del socialismo e liberismo (con le loro numerose varianti alle quali
molti intellettuali sono aggrappati non sapendo con cosa sostituirle) furono
sviluppate da giganti come Marx e Ricardo, Gramsci e Keynes proprio per capire
una rivoluzione industriale (e le sue successive evoluzioni) che stava
cambiando tutti i rapporti e facendo emergere classi nuove e nuovi conflitti.
Se è vero, però, che oggi ci
sta arrivando addosso una rivoluzione tecnologica – quella che sta per fondere
informatica, biologia e fisica - di portata simile (io credo molto superiore) a
quella che ha prodotto le fabbriche, gli operai e la borghesia industriale,
sarebbero per primi quei giganti ad avvertirci che quelle categorie non
funzionano più. E che dobbiamo sviluppare strumenti cognitivi diversi. Ciò ha
conseguenze immediate sui partiti; sui confini tra settori produttivi e sul
funzionamento dei sistemi economici; sulla forma delle istituzioni e della
democrazia; sugli stessi processi attraverso i quali produciamo conoscenza. La
questione non è, neanche, quella di trovare una “terza via” che per definizione
è un compromesso o una negazione di due altre strade. Ma di avere il coraggio
di affrontare acque non ancora mappate cercando, contemporaneamente, nuovi
strumenti di navigazione.