venerdì 28 aprile 2017

Decisionisti impotenti, generatori di conflitti non ricomponibili

di
Francesco Zanotti

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Non è un problema di qualità personali. Tutti coloro che vogliono costruire da soli il futuro vengono spernacchiati. Ma non è un problema di qualità personali. E’ un’inevitabilità sistemica. Chi di decisionismo ferisce di ridicolo perisce. A tutti i livelli del vivere collettivo.

Il caso più eclatante è Trump. Ha le idee chiarissime (non discutiamo se giuste o sbagliate), è un uomo di grande volontà ed energia. Ma nei primi cento giorni ha incassato più sconfitte che … ecco quasi solo sconfitte.
Ma anche Renzi non ha scherzato in fatto di decisionismi impotenti. E ultimamente, vedi il caso Alitalia, ci sono cascati anche i sindacati nella tentazione di scegliere per gli altri.

Scrivevo che la ragione non sta nelle incapacità personali, ma in una inevitabilità sistemica. Cerco di spiegarla brevemente.
Il decisore seriale pensa che la sua visione delle cose sia quella corretta e cerca di usare il potere legittimamente conseguito, per realizzarla.
Ora ogni persona “ragiona” (immagina, progetta, sceglie) usando le risorse cognitive di cui dispone. Purtroppo i decisori seriali, proprio perché sono tali, non hanno il tempo per arricchire il patrimonio di risorse cognitive di cui dispongono e la società diventa sempre più complessa. Il combinato disposto di queste due tendenze è che le scelte che operano, invece che universali, sono molto parziali. Allora non possono che scatenare la reazione di tutti coloro che non le condividono. E non importa se il giorno prima di hanno votato alla Presidenza degli Stati Uniti.

Le stesse dinamiche si sviluppano all’interno dei partiti. Domenica sapremo chi sarà il Segretario designato del PD. Ma questa designazione comporta una scelta tra persone che, per farsi scegliere devono contrapporsi. Già di per sé sono persone che hanno sistemi di risorse cognitive “semplici” con i quali solo visioni parziali possono sviluppare, ma il confronto elettorale li costringe a semplificarle ulteriormente: si vincono le elezioni con slogan.
Allora, per definizione, chi vince rappresenterà solo formalmente tutti perché per vincere è stato costretto a escludere legittimità alle idee degli altri. Il risultato sarà un aumento della conflittualità interna. E nuove scissioni. Come è accaduto allo sconfitto Bersani che alla fine si è preso la sua rivincita uscendo dal PD.



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