di
Francesco Zanotti
Leggo sul Corriere di oggi un articolo di Giuseppe De Rita
dal titolo “La mediazione necessaria nella società molecolare.”
Forse un articolo meno brillante del solito … Ma due commenti
mi sembrano importanti. Uno serio, l’altro … un po’ meno.
Quello serio. Credo che non basti
parlare “società molecolare” e di “mediazione”.
Noi viviamo in una società
straordinariamente ricca, non molecolare. Non viviamo in una società che per
qualche disadorno incidente si è frammentata. Al contrario, viviamo in una società dove stanno emergendo conoscenze, idee speranze, proposte di
straordinaria ricchezza.
Di fronte ad una nuova,
inattesa, da alcuni non desiderata, opulenza propositiva, mediare significa rovinare,
buttare. Occorre costruire sintesi. E per farlo sono necessari strumenti, passione
e abitudine. Strumenti: ad esempio le mappe semantiche. Passione:
la curiosità di cercare nell’altro quella che inevitabilmente a noi manca.
Abitudine: la sintesi deve diventare la competenza fondamentale delle classi
dirigenti delle società dove la “ricchezza cognitiva” prorompe.
Quello … meno serio. Curiosa
la vicenda dell’espressione “calor bianco”. Infatti il calore si manifesta
attraverso i colori, ma non è colorato di per sé: è solo turbolenza molecolare.
Ora, accade che a mano a mano che questa
turbolenza (cioè la temperatura) cresce, ad esempio, un pezzo di ferro cambia
colore. E piano piano, a mano a mano che la temperatura aumenta, diventa sempre
più bianco. Si dovrebbe dire “al color bianco” per indicare una situazione
surriscaldata. Ma, a mano a mano che questa espressione è passata di mano, “colore”
è diventato “calore” …
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