di
Francesco Zanotti
Alla domanda “viviamo in un mondo di incertezza?”, la
risposta è drasticamente: no!
Allora se il futuro non è incerto, si può prevedere il futuro?
La risposta è ancora drasticmente: no!
Il futuro va costruito.
Il futuro va costruito.
L’occasione a questa sparata
è un articolo apparso oggi sul Sole 24 Ore a firma di Fabrizio Galimberti che, appunto,
sostiene che viviamo in un’epoca di incertezza preoccupata. Incertezza perché accadono
fatti inattesi (imprevedibili). Preoccupata perché non si riesce a costruire un
giudizio condiviso della situazione attuale. Del tipo: ma andiamo meglio o
peggio?
Ora, non è vero che i fatti
citati (i soliti: Brexit, Trump ) erano imprevedibili. Erano, però, imprevedibili
solo per chi vuole sostanzialmente “aggiustare” l’attuale sistema
economico-sociale e lo fa cercando, anche matematicamente, punti di equilibrio desiderabili
sui quali far convergere il sistema.
Infatti, innanzitutto, l’attuale
sistema non è né naturalmente né antropologicamente sostenibile. Quindi non si
può pensare di stabilizzarlo. In più, è un sistema “vivo” che fa emergere
continuamente nuove potenzialità di futuro. Se si trascuriamo queste
potenzialità di futuro, esse se ne fregano e si sviluppano per conto loro
generando fatti che per chi non ha visto le potenzialità appaiono sempre negativi.
Se poi si vuole discutere la
cosa da un punto di vista matematico, certamente si possono trovare punti di
equilibrio, ma se ne trovano troppi. Finisce che il senso dello studiare equazioni
macro economiche sia: potete portare il sistema economico dove diavolo volete:
tutto è possibile.
Ecco, appunto il problema, però,
è che non sappiamo dove vogliamo andare. Siamo noi ad essere incerti, non il
mondo. In quest’ottica non ha senso parlare di “previsioni”. Dobbiamo solo dare
sostanza alla indicazione: potete andare dove volete. Detto diversamente, il
futuro non va previsto. Va progettato e realizzato.
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