giovedì 22 dicembre 2016

Siamo noi ad essere incerti, non il mondo

di
Francesco Zanotti

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Alla domanda “viviamo in un mondo di incertezza?”, la risposta è drasticamente: no!
Allora se il futuro non è incerto, si può prevedere il futuro? La risposta è ancora drasticmente: no! 
Il futuro va costruito.

L’occasione a questa sparata è un articolo apparso oggi sul Sole 24 Ore a firma di Fabrizio Galimberti che, appunto, sostiene che viviamo in un’epoca di incertezza preoccupata. Incertezza perché accadono fatti inattesi (imprevedibili). Preoccupata perché non si riesce a costruire un giudizio condiviso della situazione attuale. Del tipo: ma andiamo meglio o peggio?
Ora, non è vero che i fatti citati (i soliti: Brexit, Trump ) erano imprevedibili. Erano, però, imprevedibili solo per chi vuole sostanzialmente “aggiustare” l’attuale sistema economico-sociale e lo fa cercando, anche matematicamente, punti di equilibrio desiderabili sui quali far convergere il sistema.
Infatti, innanzitutto, l’attuale sistema non è né naturalmente né antropologicamente sostenibile. Quindi non si può pensare di stabilizzarlo. In più, è un sistema “vivo” che fa emergere continuamente nuove potenzialità di futuro. Se si trascuriamo queste potenzialità di futuro, esse se ne fregano e si sviluppano per conto loro generando fatti che per chi non ha visto le potenzialità appaiono sempre negativi.
Se poi si vuole discutere la cosa da un punto di vista matematico, certamente si possono trovare punti di equilibrio, ma se ne trovano troppi. Finisce che il senso dello studiare equazioni macro economiche sia: potete portare il sistema economico dove diavolo volete: tutto è possibile.

Ecco, appunto il problema, però, è che non sappiamo dove vogliamo andare. Siamo noi ad essere incerti, non il mondo. In quest’ottica non ha senso parlare di “previsioni”. Dobbiamo solo dare sostanza alla indicazione: potete andare dove volete. Detto diversamente, il futuro non va previsto. Va progettato e realizzato.


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