giovedì 1 dicembre 2016

Perché ci scaldiamo tanto per le competizioni elettorali?

di
Francesco Zanotti

Risultati immagini per referendum

Non ha senso scaldarsi per i risultati elettorali.
E la ragione è semplice: nessuno sa cosa accadrà dopo, chiunque vinca. Tanto nessuno può realizzare le promesse elettorali.

Purtroppo abbiamo ancora in mente il modello della società industriale. Si presenta un programma e si cerca consenso per realizzarlo. Chi vince lo realizza.
Ma le cose non stanno così.
I programmi nascono per vincere le elezioni e non per essere realizzati. E, per di più,  evolvono durante la campagna elettorale. Tanto che alla fine un vero e proprio programma elettorale non esiste. E se non esiste non può certo essere realizzato.
Ma supponiamo anche che, alla fine, le diverse parti politiche in competizione e, quindi, in conflitto elettorale, riescano a esprimere programmi coerenti. Accade che sarebbero il frutto delle conversazioni (conflittuali) autopoietiche elettorali.
Finite quelle conversazioni i programmi che esse hanno generato perdono di senso. E chi governa farà scelte che dipendono dalle nuove conversazioni imprenditoriali, economiche e politiche che verranno messe in atto.

Per il referendum tutto questo è estremizzato.
Non si confrontano programmi, ma si discute se attuare o meno cambiamenti costituzionali. In questo caso il non sense è più profondo:
nessuno sa quale sia il legame tra le riforme e i susseguenti comportamenti imprenditoriali, sociali e politici. Probabilmente questi comportamenti saranno del tutto indifferenti ai cambiamenti istituzionali messi o non messi in atto. Può anche accadere che la vittoria del sì o del no porti a far mergere comportamenti che sono del tutto contrari alle attese di chi ha votato sì o no.

Occorre poi dire che il risultato del referendum non sarà certo determinato da un giudizio sulle riforme. Ma sarà determinato da quanto il sì verrà riconosciuto come scelta indicazione di voto dell’establishment. Intendo dire che, ad esempio, il no vincerà se Renzi troverà appoggio (al si, ovviamente) dalla grande stampa e dagli opinion leader. Come è accaduto a Hilary Clinton nelle ultime elezioni americane.

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