mercoledì 24 agosto 2016

Il manifesto di Ventotene: ma l’avete letto?

di
Francesco Zanotti

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Io ho il forte sospetto che moltissimi tra coloro che inneggiano al manifesto di Ventotene non l’abbiano letto. E, quindi, ne abbiamo solo una immagine mitica. Al massimo hanno letto la seconda parte (due pagine e mezza su quattordici) che è dedicata esplicitamente al tema dell’Europa.
E’ vero che quelle pagine parlano dell’esigenza di una Europa unita e federale, ma è vero che propone la necessità di una Europa federale. Anche se lo fa per eliminare gli Stati nazionali dai suoi firmatari indicati come lo strumento delle classi dominanti per sottomettere i popoli. E’ vero che il documento contiene pagine alte e nobili e che è ispirato da coraggio e contiene lungimiranza.

Ma la visione del processo di formazione dell’Europa che propone è esattamente all’opposto di quello che stando alle dichiarazioni, Francia, Germania e Italia vogliono perseguire: la costruzione democratica dell’Europa dal basso.

Il manifesto di Ventotene propone, invece, una via rivoluzionaria, esplicitamente antidemocratica e definitivamente elitaria: guidata da intellettuali che usano il popolo come arma rivoluzionaria.
Vado citando, il documento è stato scaricato dal sito dell’ANPI di Novara.
Da pag. 11 a pag. 14, ultimo capitolo. La situazione rivoluzionaria.

Nelle epoche rivoluzionarie, in cui le istituzioni non debbono già essere amministrate, ma create, la prassi democratica fallisce clamorosamente.

Nel momento in cui occorre la massima decisione e audacia, i democratici si sentono smarrirti
La metodologia politica democratica sarà un peso morto nella crisi rivoluzionaria.

Un vero movimento rivoluzionario dovrà sorgere da coloro che hanno saputo criticare le vecchie impostazioni politiche; dovrà sapere collaborare con le forze democratiche, ma senza lasciarsi irretire dalla loro prassi politica.

Esso (il movimento rivoluzionario) attinge la visione e la sicurezza di quel che va fatto, non da una preventiva consacrazione da parte della ancora inesistente volontà popolare, ma nella sua coscienza di rappresentare le esigenze profonde della società moderna. Dà in tal modo le prime direttive del nuovo ordine, la prima disciplina sociale alle nuove masse. Attraverso questa dittatura del partito rivoluzionario si forma il nuovo stato e attorno ad esso la nuova democrazia.

Io non voglio intaccare il mito Spinelli, ma mi sembra assolutamente sconveniente arruolarlo in battaglie per la democrazia dal basso che giudicava perdenti.
Per concludere, stamattina ho visto riportata una foto su di un libro sul terrorismo degli anni ’70 Riportava una scritta su di un muro: democrazia è il fucile in mano alla classe operaia.
Risonanze lugubri.


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