di
Francesco Zanotti
Presidente ApEC
Oggi
i fatti internazionali vengono affrontati ideologicamente. Nel senso che si usa
il concetto di giusto e sbagliato. E si individua nella conquista del potere il
modo per far vincere i “giusti”.
Propongo
una lettura cognitiva e sociologica. Che porta a tutt’altre forme di azione
rispetto alle attuali di stampo esclusivamente conflittuale.
Oggi
le classi dirigenti, soprattutto le altre classi dirigenti, dispongono di
risorse cognitive troppo povere. Questo significa, innanzitutto, che loro
capacità di vedere istanze, esigenze, punti di vista alternativi, potenzialità
di futuro è troppo limitata. E, poi, significa che costruiscono intorno a loro
castelli di autoreferenzialità spinta che sono una difesa anche di fronte e
nuove e possibili risorse cognitive. Il risultato è la guerra, declinata in
ogni contesto. Guerra reale (sparando) tra stati e fazioni; quella stupida
guerra economica che si chiama competizione; l’altrettanto poveraccia guerra
elettorale permanente effettiva, la competizione interna alle organizzazioni,
le nostre liti quotidiane.
Che
fare? Un movimento di popolo che “costringa” le classi dirigenti (e tutti noi)
a fare un bagno di conoscenza. Tra le conoscenze nelle quali immergersi, quelle
che permettano loro di riconoscere quando stanno costruendo quei drammatici
castelli di autoreferenzialità che creano le guerre.
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