martedì 19 luglio 2016

Trump. Ovvero: i possibili disastri della primitività cognitiva

di
Francesco Zanotti
Presidente ApEC

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La proposta politica di Donald Trump è semplice a comprendersi e descriversi.
E’ la proposta di un governo sostanzialmente autoritario perché si sa cosa bisogna fare e occorre liberarsi da ogni interferenza per farlo in fretta. E di chiusura: lasciamo il male fuori dai nostri confini.
Messaggio semplice che viene compreso è supportato facilmente. Fa vincere elezioni e referendum.
Il problema è che, poi, c’è la realtà che è tutt’altro che semplice. E chiede a chi vince elezioni o referendum di compiere scelte che non hanno avuto cittadinanza nei manifesti mediatici e nei comizi delle campagne elettorali. Allora il leader elettorale duro e puro della campagna elettorale o cerca di diventare un dittatore o inizia a fare sciocchezze. Speriamo che Trump almeno non voglia esercitarsi a fare sciocchezze con l’arsenale nucleare USA.
Non è, però, che la sua avversaria sia titolare di una proposta tanto meno primitiva.
Perché siamo arrivati a dover scegliere tra banalità che cercano disperatamente di differenziarsi con le urla e le invettive?
Perché nessuno ha cercato di rendere disponili alle classi dirigenti nuove risorse cognitive, capaci di cogliere e progettare complessità.
Quando si parla di cultura si parla solo di musei o di scoperte scientifiche che nell’immaginario collettivo non sono diverse dalla magia: vengono da quei misteriosi e superiori individui che sono gli scienziati.
Le risorse cognitive non sono oggetto di apprendimento e risultato di riflessione e progettualità. Poveri noi ... O forse no, perché possiamo rientrare nella grande e misericordiosa categoria di vanno perdonati perché non sanno quello che fanno



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