mercoledì 6 aprile 2016

Sistemicamente, il caso Regeni

di
Francesco Zanotti
Presidente ApEC

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Intendo dire: dal punto di vista della teoria dei sistemi. Analizzando la vicenda da questo punto di vista si scopre che essa è alla fine più grave di quello che si pensa. Non credo che Regeni sia stato ucciso per colpa del Governo egiziano. Ma credo, tuttavia, che la colpa del Governo sia ugualmente piena: ogni governo forte crea le condizioni per cui drammi del genere non possono che accadere.
Ora, io penso che possa essere accaduto quanto è accaduto in Italia nel delitto Matteotti.
Quando si instaura un regime forte (e tanto più il regime è forte tanto più questo accade) il Capo pensa e cerca di tenere saldamente le redini di tutti. Ma non è vero. Il Capo certamente può avviare attività repressive contro chiunque, ma non può controllare tutti i comportamenti. All’interno dell’apparato dello Stato le persone hanno grande autonomia. Come usano questa autonomia? Anche per interessi personali, ma soprattutto diventano più realisti del re. Interpretano a modo loro le direttive del Capo, arrivando anche ad azioni che il Capo non avrebbe approvato.
Così è accaduto sotto il regime fascista dove un gruppo di appartenenti alla Ceka (la polizia segreta fascista) ha preso autonomamente l’iniziativa di rapire  Matteotti. E poi il rapimento è degenerato nell’omicidio che ha messo in grave imbarazzo il regime.
E’ probabile che la stessa cosa sia accaduta in Egitto. Il Governo è stato sorpreso dall’azione autonoma di qualche gruppo più realista del re. Ed oggi non sa che pesci pigliare. Non ha il coraggio di sconfessare i suoi uomini. Non può non farlo perché il drammatico delitto Regeni non è cosa interna loro.
Io parlerei all’Egitto in termini sistemici. Guardate ragazzi che so bene cosa è accaduto. Capisco il vostro imbarazzo, ma tocca a voi uscirne. E ne dovete uscire con la verità. Che, però, non è fatta di diavoli ed angeli, ma di governi che coltivano l’idea sistemicamente sciocca del governo forte e, in questo modo e certamente senza esserne consapevoli, aprono il campo all’azione di bande di criminali cognitivamente primitivi che si insinuano negli apparati di ogni Stato “forte” e possono commettere una infinità di nefandezze, che considerano un servizio ai progetti del Capo.


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