di
Francesco Zanotti
Presidente ApEC
Sul Corriere si può leggere
oggi un articolo a forma di Maria Elena Boschi che sostiene come le riforme promosse
dal Governo attuale possano cambiare la disaffezione della gente nei confronti
della politica.
A prima vista sembra sensato
sostenere che se ci sono le istituzioni migliori i cittadini si possano sentire
più vicini alla politica che le ha generate.
Ma solo a prima vista.
Appena si cerca di approfondire un po’, cioè si usa la conoscenza esistente, si
scopre che una ipotesi apparentemente sensata diventa l’esatto contrario.
La conoscenza esistente: mi
riferisco alla teoria dei sistemi sociali di Nickals Luhmann.
Da essa si deduce immediatamente
che in un sistema comunicativamente e cognitivamente chiuso, come è quello
della politica, i cambiamenti che vengono progettati sono guidati da logiche interne
al sistema stesso della politica. E viste da fuori appaiono insensate. Detto diversamente,
se un sistema politico progetta e realizza riforme istituzionali è molto
probabile che risultino insignificanti per gli utenti della politica, cioè dei
cittadini.
Certo non risultano
rilevanti per lo sviluppo economico e sociale.
Che fare allora?
Noi proponiamo un radicale
cambiamento nelle modalità di Governo che partono proprio dalle riflessioni
sulla teoria di Luhmann.
Signora Ministro, legga il
libro che abbiamo pubblicato. Legga la sintesi del pensiero di Luhmann fatta da
Hans-George Moeller, nella traduzione di Lorenzo e Luciano Martinoli, e legga la mia appendice … se non è in tutt’altre faccende
affaccendata come l’eccellenza del Giusti.
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