di
Francesco Zanotti
Presidente ApEC
Dietro l’immagine di Monna Lisa vi è un paesaggio “bicolore”: nella parte bassa prevalgono i toni giallo-marroni, nella parte alta i toni dell’azzurro. Ma il quadro è Monna Lisa.
Bene immaginate che un
popolo alieno riceva del quadro solo un piccolo pezzo di paesaggio. E un pezzo tutto
all’interno di una delle aree di colore. Credete che possano dedurre che è un
quadro che ha come protagonista una donna dall’enigmatico sorriso?
Ovviamente no! La loro visione sarebbe troppo limitata.
Su “La lettura” di oggi
Stefano Bucci parla di una mostra di design curata alla triennale da Andrea Barzi
e Kenya Hara.
La filosofia della mostra è
spiegata da un virgolettato di Andrea Barzi: “L’uomo procede oramai per
tentativi, ogni invenzione avviene per caso o per semplice istinto di sopravvivenza,
esattamente come è successo per il fuoco o la ruota, per questo mi piace
parlare di nuova preistoria.” E’ una mostra che espone cento oggetti, anche
belli, ma comunque tra loro scollegati.”
Perché sappiamo solo
costruire piccole innovazioni locali?
Perché siamo alieni alla
conoscenza e alla storia che l’ha generata. Vediamo solo piccoli paesaggi del
mondo che ci circonda. E non riusciamo a immaginare un nuovo mondo. Non
riusciamo a vedere e dipingere Gioconde. Solo piccoli sprazzi di nuovi mondi, ma
senza saperli collegare in una nuova storia del futuro.
I nostri guai, come scrivevo
nel post precedente, sono figli di visioni ristrette e ideologiche. Sono guai
seri, ma il rimedio è chiaro: le classi dirigenti devono dotarsi di nuove risorse
cognitive. Devono riprendere i sentieri della storia e della conoscenza. Per non
rimanere alieni che inciampano in capolavori senza accorgersi che siano tali. E
senza desiderare di dipingerne altri.