di
Francesco Zanotti
Presidente ApEC
Un’immagine meno drammatica
di quella del bambino morto sulla battigia, ma forse più concretamente capace
di scardinare egoismi. Il Corriere di oggi: la foto di un papà ed una mamma che
fuori da una tenda di un campo improvvisato di profughi lavano la loro piccolissima
bambina con una bottiglietta di acqua minerale.
Di fronte all’immagine del piccolo
morto si diceva: faremo in modo che non accada più. E, poi, si poteva tornare a
combattere i propri nemici politici perché solo quella la strada si riusciva a
vedere per far sì che “non accada più”. Naturalmente il combattere i propri
nemici è una strada del tutto inefficace. Ma il bambino morto non poteva
rinfacciarcelo.
Di fronte alla vita di quella
bambina le cose sono diverse. Dobbiamo far si che, a partire da domani lei,
come simbolo di tutti i milioni di profughi, non debba più vivere in questo
modo. Ponendo le cose in questo modo diventa subito sterile pensare che per
risolvere questo dramma occorra prima sconfiggere i propri nemici politici.
Ma io sto già dando il mio contributo
nella mia vita attuale, mi si può rispondere. Ecco dobbiamo renderci conto che
è un alibi. Noi tutti i giorni stiamo, in realtà perpetuando il modello sociale
che crea questi drammi.
Allora dobbiamo prendere il
mitra? Dobbiamo rivoluzionare la nostra vita? No! Dobbiamo solo prendere la
conoscenza. Dobbiamo arricchire il nostro lavoro di conoscenze e progettualità
nuove. Dobbiamo dare un contributo concreto alla progettualità del futuro.
E’ ancora più difficile che
fare gesti eclatanti. E’ più difficile perché dobbiamo liberare noi stessi
dalle nostre incrostazioni cognitive che ci fanno diventare agenti di
conservazione. Agenti che si consolano del fatto di aver donato quella bottiglietta
di acqua minerale.
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