domenica 13 marzo 2016

E se ci vergognassimo?

di
Francesco Zanotti
Presidente ApEC

Risultati immagini per profughi neonati

Un’immagine meno drammatica di quella del bambino morto sulla battigia, ma forse più concretamente capace di scardinare egoismi. Il Corriere di oggi: la foto di un papà ed una mamma che fuori da una tenda di un campo improvvisato di profughi lavano la loro piccolissima bambina con una bottiglietta di acqua minerale.
Di fronte all’immagine del piccolo morto si diceva: faremo in modo che non accada più. E, poi, si poteva tornare a combattere i propri nemici politici perché solo quella la strada si riusciva a vedere per far sì che “non accada più”. Naturalmente il combattere i propri nemici è una strada del tutto inefficace. Ma il bambino morto non poteva rinfacciarcelo.
Di fronte alla vita di quella bambina le cose sono diverse. Dobbiamo far si che, a partire da domani lei, come simbolo di tutti i milioni di profughi, non debba più vivere in questo modo. Ponendo le cose in questo modo diventa subito sterile pensare che per risolvere questo dramma occorra prima sconfiggere i propri nemici politici.
Ma io sto già dando il mio contributo nella mia vita attuale, mi si può rispondere. Ecco dobbiamo renderci conto che è un alibi. Noi tutti i giorni stiamo, in realtà perpetuando il modello sociale che crea questi drammi.
Allora dobbiamo prendere il mitra? Dobbiamo rivoluzionare la nostra vita? No! Dobbiamo solo prendere la conoscenza. Dobbiamo arricchire il nostro lavoro di conoscenze e progettualità nuove. Dobbiamo dare un contributo concreto alla progettualità del futuro.
E’ ancora più difficile che fare gesti eclatanti. E’ più difficile perché dobbiamo liberare noi stessi dalle nostre incrostazioni cognitive che ci fanno diventare agenti di conservazione. Agenti che si consolano del fatto di aver donato quella bottiglietta di acqua minerale.


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