giovedì 11 febbraio 2016

Davvero i giovani italiani fanno fatica con la matematica?

di
Francesco Zanotti
Presidente ApEC


Mi riferisco ad un articolo di Paolo Giordano. Sul Corriere di oggi commenta una ricerca OCSE-Università di Pisa sui “Low performing students” dove si rivela che i ragazzi italiani sono particolarmente “low performing” in Matematica.
L’Autore cerca spiegazioni e propone osservazioni e spiegazioni pertinenti, come la vetustà e l’inamovibilità dei programmi di matematica.
Da parte mia vorrei proporre quello che a me sembra il tema di fondo: dobbiamo piantarla col sostenere che la matematica sia “far di conto”. E la formazione matematica sia imparare a fare conti sempre più difficili.
Io credo che il rifiuto sia al fare di conto banale spacciato come pensiero profondo, non alla matematica.
Perché non si insegna quella matematica che non è far di conto?
Credo che se si insegnasse quella matematica che non è far di conto, magari spiegandone l’evoluzione storica, i ragazzi italiani sarebbero i primi.
Tanti anni fa ho fatto un’esperienza straordinaria. Ho tenuto un piccolo corso a ragazzi delle medie sul tema: cosa è un numero usando la teoria degli insiemi e partendo dalla definizione assiomatica dell’italiano (perché nessuno sa dei grandi matematici italiani?) Giuseppe Peano.
Successo straordinario. Ma non perché io sono bravo. Perché sono salito sulle spalle dei giganti. I ragazzi capiscono subito quando si raccontano loro le grandi idee dell’Uomo e quando si vuole proporre loro i conti della serva come grande matematica.
A proposito, quando incontrate un insegnante di matematica chiedetgli: ma cosa sono i numeri? Scoprirete che pochi sanno spiegare cosa sono quelle cose che vogliono costringere i ragazzi a maneggiar in modo meccanico. Giudicano “minus habens” chi, anche senza esserne consapevole, si rifiuta  di dare importanza a banalità. Far di conto non merita una materia pari alle scienze ed alle lettere. La matematica, invece, lo merita eccome.


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