di
Francesco Zanotti
Oggi sul Fatto Quotidiano vi
è un ottimo articolo di Guido Rampoldi che critica ferocemente l’ “essenzialismo”.
Quel pensiero che crede che alla base di ogni società (civiltà, se preferite) vi
sia un nocciolo duro di verità. E che
crede che il nostro nocciolo duro sia incompatibile con quello musulmano. Quindi,
anche se non sempre esplicitamente, ritiene inevitabile lo scontro di civiltà
Vorrei dare il mio
contributo a combattere l’essenzialismo.
In tre modi. Il primo:
ricordiamo che le tre grandi religioni monoteiste hanno in comune l’esperienza
di “esodo” del comune Padre Abramo. Il
secondo: dobbiamo riconoscere il contributo della civiltà araba all’emergere,
dal mondo medioevale, del Rinascimento. Il terzo: basterebbe leggere il
pensiero di Luhmann (Ricordate? “Che fa il nesci, Eccellenza? Ah intendo il
vostro cervel, Dio lo riposi, in tutt’altre faccende affaccendato a questa roba
è morto e sotterrato.”) per capire che l’essenzialismo non serve a descrivere
nessuna società.
Da ultimo, vorrei dare il
mio contributo nel cercare di capire da dove viene l’essenzialismo. E qui sta
la sorpresa: viene dall’aver assolutizzato quel tipo di pensiero scientifico che,
nato nel Rinascimento, trova il suo apogeo nella matematica hilbertiana e nella
fisica classica. Pensiero che, ovviamente, essendo “storico” non può essere
definitivo. Ma che lo sprovveduto (i “noatri”) pensa invece che sia la scoperta
definitiva. E’ ne assolutizza la sua caratteristica di fondo: l’essere un
pensiero che crede sia possibile costruire un’unica visione coerente,
complessiva e vera dell’uomo del mondo e della storia.
I rimedi? Li insegna la
scienza stessa: lasciate che ogni essenzialismo si racconti fino in fondo.
Vedrete che finisce spesso per auto contraddirsi. Come è accaduto alla fisica
classica ed alla matematica hilbertiana.
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