domenica 21 giugno 2015

Acque inesplorate. Ovvero: il paradosso della stabilità

di
Francesco Zanotti


“Navigare in acque inesplorate”. E’ espressione usata da Mario Draghi nel descrivere dove andremo a finire se la Grecia uscirà dall’Euro.
Bene, io redo che in quella espressione vi sia tutta la povertà di una classe dirigente che cerca una insensata stabilità.
Ne ho già parlato, ma è il caso di ripetere.
Da un lato, come si fa a desiderare di stabilizzare, fermare nel tempo, una società con incredibili squilibri; con un sistema produttivo che continua a costruire oggetti che interessano sempre meno, costretto per questo ad una competizione che rischia di schiacciare sia chi lavora che chi compra, incompatibile con la natura; con un sistema finanziario completamente auto riferito; con un sistema politico .. altrettanto. Di più: con mille tentazioni di un nuovo sviluppo e di una nuova conoscenza che sta rivoluzionando la conoscenza della società industriale?
Dall’altro lato, quando mai la Storia dell’Uomo ha navigato in acque conosciute? Ogni generazione umana si è trovata davanti un futuro da costruire. Per definizione nessuna generazione umana può navigare in acque conosciute. Sarebbe come voler fermare il tempo … Che Draghi abbia letto Julian Barbour?
E per fortuna è così!

Perchè è solo quando i medioevi decidono di navigare in acque sconosciute che emergono Rinascimenti. E noi abbiamo disperatamente (perché la sua mancanza porterebbe alla disperazione) bisogno di un nuovo Rinascimento.

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