di
Francesco Zanotti
Presidente Associazione per l’Expo della Conoscenza
Io credo che alla fine l’Expo potrà anche essere
un buon successo commerciale e darà anche un contributo allo sviluppo delle nostre
produzioni agro alimentari. Ovviamente, come tutti, condanno tutti coloro che
contestano violentemente anche fosse solo in termini verbali.
Ma non credo che un successo commerciale
significhi il successo dell’Expo 2015. Questa manifestazione voleva essere il momento
in cui si iniziava a cambiare il mondo da Milano. Si sarebbe dovuto iniziare da Milano un
cammino di riprogettazione complessiva
sulla nostra società partendo dal cibo che poteva davvero essere tema catalizzatore
di un dibattito complessivo.
Che ne è di questo obiettivo?
Leggiamo la Carta di Milano per farcene un
giudizio. Ah, caro lettore, comincio una analisi critica della Carta di Milano,
ma non mi fermerò alla critica. Arriverò alla proposta, anche se con il timore
di annoiare, perché ho descritto in questo blog più volte la proposta dell’Associazione
per l’Expo della Conoscenza. E tanti documenti scaricabili da questo stesso
post la dettagliano.
Cominciamo da qualche osservazione strutturale.
Beh, la prima cosa che balza all'occhio è che, pur non essendo così vasto, nel
documento si continuano a ripetere le stesse cose.
Ecco una prima analisi del testo che riguarda l’issue
“educazione”, ma discorsi analoghi si possono fare per energia, cibo e molte
altre issues.
A pag. 4 la Carta
dichiara che “Siamo consapevoli che una corretta educazione alimentare, a
partire dall'infanzia, è fondamentale per uno stile di vita sano e una migliore
qualità della vita;”
Conseguentemente, a pag.5,
dichiara che “In quanto cittadine e cittadini
ci impegniamo a promuovere l’educazione alimentare e ambientale in ambito
familiare per una crescita consapevole delle nuove generazioni.”
E, poi ripete, a pag. 6,
che “In quanto membri della Società
Civile ci impegniamo a promuovere l’educazione alimentare e ambientale
perché vi sia una consapevolezza collettiva della loro importanza.”
Da ultimo ripropone
pag. 8: “Quindi noi donne e uomini, cittadini di
questo Pianeta chiediamo con forza a governi, istituzioni e organizzazioni internazionali di impegnarsi a sostenere e diffondere la cultura della sana
alimentazione come strumento di salute globale.”
Le imprese, invece,
non si assumono, invece, alcun obbligo verso l’educazione.
Che ne dite?
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