giovedì 5 marzo 2015

Squinzi, ovvero una cultura statico museale

di
Francesco Zanotti


Stamattina sul Sole 24 Ore è apparso il testo di un Intervento di Giorgio Squinzi ad un convegno.
La sua è un’opinione statico-museale sulla “Cultura”.
Squinzi di pone due domande:
La prima: come il sistema culturale può far conoscere il patrimonio industriale italiano?
La seconda: come il sistema industriale può contribuire a fare conoscere il patrimonio culturale italiano.
Con tutto il rispetto, come a dire: due vecchie glorie si sostengano a vicenda.
Glorie importanti (certo più importate il patrimonio culturale che quello industriale), ma devono servire come nutrimento per nuove generazioni di prodotti culturali e industriali. Non devono finire imbalsamate soltanto in commemorazioni e glorificazioni.

Invece della parola “Cultura”, vorrei usare la parola “Conoscenza”, più “tecnica”.
Oggi abbiamo bisogno di costruire una conoscenza radicalmente nuova perché quella che abbiamo è sostanzialmente rimasta al Rinascimento. E ogni “generazione” di conoscenze può generare uno ed un solo Rinascimento. Quella conoscenza ha generato un Rinascimento, ma non ne può generare un altro. Se insistiamo ad usare solo quella conoscenza costruiremo conservazione non nuova arte. Esistono mille stimoli per creare una nuova conoscenza umana basta non ficcare la testa sotto la sabbia, ma studiare. E bisogna, anche, abbandonare la specializzazione parossistica in cui è finita la nostra conoscenza. Ricordando proprio la grande lezione del Rinascimento, dove la conoscenza non aveva staccati disciplinari: dal genio totale di Leonardo al fatto che i progressi in un campo della conoscenza nascevano spesso in un altro. Un solo esempio: la nascita della geometria proiettiva non è stata opera dei matematici, ma degli artisti rinascimentali.

Come abbiamo bisogno di costruire una nuova cultura, così abbiamo bisogno di costruire manufatti e processi industriali radicalmente nuovi. Certo continuando a sfruttare la nostra incredibile manualità rinascimentale, ma non per conservare il passato. E questo sarà possibile solo usando la nuova conoscenza che dobbiamo velocissimamente sviluppare.

Nessun commento:

Posta un commento