di
Francesco Zanotti
Giovanni è un imprenditore che produce “cose
emozionanti”. Quali? Non ha importanza!
Chi produce cose emozionanti, qualunque esse
siano, fa gli stessi discorsi di Giovanni. Ascoltiamolo, allora.
Dice Giovanni … Se produco cose emozionanti, me le
comprano “bene”. Cioè: aumento la mia capacità di generare cassa.
E, quindi, cosa mi importa …
… della riforma del mercato del lavoro? Io i miei
dipendenti me li tengo stretti, ne cerco altri della stessa qualità, divido con
loro i miei risultati. Anche se ci fosse “licenziamento selvaggio” perché dovrei
licenziare chi mi aiuta a produrre cassa?
… della riforma della giustizia? Non ho tempo di
litigare. Né con i fornitori, né con i clienti e tanto meno con i dipendenti.
…della riforma della scuola? Sì, mi interessa, ma
mi interesserebbe quello di cui non si parla: quale conoscenze insegniamo? Con
che processi di insegnamento? Come immaginiamo siano i processi di
apprendimento? Io sogno una scuola che crei conoscenza, non si limiti a
trasmetterne una vecchia.
… della riforma del fisco? Certo, ma non perché voglio
pagare meno tasse! Guadagno così tanto che mi posso permettere di pagare molto.
L’unica cosa di cui mi rammarico e che i miei soldi vengano gestiti da una
classe politica ignorante (nel senso che ognora molte, troppo e cose) e
ridicolmente rissosa.
Ma, caro Giovanni, cosa proponi allora per
uscire dalla crisi? Che le imprese si pongano l’obiettivo di produrre cose
emozionanti e non perdano dietro a stupidaggini come la competitività.
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