di
Francesco Zanotti
Il nuovo Presidente della Repubblica, ricevendo
applausi da tutti, ha dichiarato solennemente che sarà arbitro imparziale. E
chiesto che i giocatori siano corretti.
Io credo, però che un arbitro serva quando si
gioca un gioco competitivo: dove qualcuno vince e qualcuno perde. L’arbitro
serve a garantire che chi vince lo faccia rispettando le regole. E chi perde
non cerca di rifarsi infrangendo le regole.
Ma l’Italia non ha bisogno di giochi
competitivi. Quando occorre costruire un Progetto Paese le idee delle persone
non possono essere in competizione. Sono inevitabilmente parziali e con un gran
bisogno di essere messe insieme perché non diventino ideologiche.
Abbiamo bisogno di chi costruisce sintesi, non
chi garantisce che si litighi bene.
Leggevo stamattina l’ultimo libro di Lee Smolin
(fisico) scritto insieme a Roberto Mangabeira Unger che la biografia informa
essere filosofo, teorico sociale e delle leggi (sì, le regole) e politico.
Il tema? Tradotto in italiano “L’universo unico
e la realtà del tempo”.
Ma che c’entra con il Presidente della
Repubblica? Bene, leggete il capitolo scritto da Smolin sulla matematica scoprirete come si costruisce la conoscenza matematica. Questo processo è lo stesso che
occorrerebbe avviare per costruire un Progetto Paese. E non parla dell’esigenza
di arbitri perché è un processo dove si ricerca insieme, il risultato è comune,
non si litiga per mettere pezzi di teorie l’una contro l’altro.
Ma chi volete se ne interessi? Noi continuiamo a
voler competere (che è litigare) e il risultato è che, come sostiene Vittorio
Carlini oggi sul Sole 24 Ore, questo litigare ci sta portando, insieme a tutta l’Europa,
lungo il cammino di stagnazione che sta opprimendo il Giappone da un decennio.
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