venerdì 12 settembre 2014

Aspettando il 10 ottobre. Perdita di senso della società industriale

di
Francesco Zanotti



La società industriale è stata certamente un rilevante successo dell’Uomo.
Ma è la presunzione di consideralo un successo completo che ne sta generando la perdita di funzionalità e di senso. Sia della sua struttura fattuale che della sua struttura cognitiva.

Perdita di senso della ortodossia fattuale della società industriale
I bisogni igienici sono “finiti”. Ha senso perseguire il progresso nella qualità e nella quantità dei prodotti che dovrebbero soddisfarli fino a che non si raggiunge un buon livello di saturazione quantitativa e qualitativa dei bisogni igienici, fondamentali.
Poi l’uomo comincia a “filosofare”. Emergono esigenze di auto realizzazione più complesse del soddisfacimento dei bisogni igienici.

Nel mondo occidentale le risorse cognitive delle classi dirigenti produttive non sono state in grado di riconoscere queste nuove esigenze di auto realizzazione e hanno cercato di soddisfarle aumentando le prestazioni e il potere di fornire identità sociale dei prodotti. Fino ad un certo punto la strategia ha avuto successo, tanto da indurre fenomeni di over acquisto. Ma ora sta diventano evidente che le nuove prestazioni dei prodotti tipici della società industriale non sono poi così utili e l’identità sociale che fornisce un orologio, un capo di abbigliamento o un’automobile è solo una protesi di identità.

In sintesi, nel mondo occidentale, i prodotti tipici della società industriale stanno perdendo di funzionalità e significato. E le imprese non riescono più ad essere luogo di autorealizzazione delle persone, fornitrici di funzionalità ed esistenzialità. Si sono come chiuse in identità sclerotizzate che non riescono più ad essere generatrici di valore e protagoniste attive nello sviluppo sociale e politico.

Il perdere di funzionalità e senso delle organizzazioni economiche sta trascinando dietro di sé il perdere di funzionalità e di senso del resto della società che è finalizzato al miglior funzionamento delle stesse organizzazioni economiche.
In particolare sta perdendo funzionalità e senso lo “specialismo” di attori sociali, politici e istituzionali e il concetto stesso di classi dirigenti, economiche, sociali, politiche o culturali che siano. Ed anche la forma di governo direttivo tipica della società industriale che è strettamente legato all’esistenza ed al ruolo delle classi dirigenti. Compreso quel tentativo di stemperare l’ontologia direttiva della società industriale che è la democrazia rappresentativa.

La società industriale ha cercato di clonarsi nel resto del mondo.
Sistemi di risorse cognitive molto diversi da quelli che hanno generato (dai quali è emersa) la società industriale però non sono adatti a supportare la logica profonda delle nostre organizzazioni economiche con il loro indispensabile corredo infrastrutturale, sociale, politico e istituzionale.

Il risultato complessivo dello sforzo di clonazione (ieri di colonizzazione) è fallimentare.
Solo per fare esempi: invece di nuovi mercati abbiamo attivato una nuova concorrenza, capace di innovazione funzionale e, soprattutto, di significato esistenziale dei prodotti necessari a soddisfare bisogni igienici.
Invece di esportare la democrazia rappresentativa stiamo solo distruggendo equilibri antropologici complessivi che, forse, sono da superare, ma non usando i nostri modelli sociali, politici ed istituzionali.

Complessivamente, però, le imprese tipiche della società industriale, le infrastrutture e le istituzioni che le supportano stanno continuando a crescere. Questo comporta che, a causa del tipo di relazione (sostanzialmente di sfruttamento e non di sviluppo sinergico) che hanno con l’ambiente naturale, rischiano di distruggerlo.
In particolare l’eterogeneità strutturale dell’ambiente artificiale creato dalla società industriale con l’ambiente naturale era sopportabile fino a che è rimasta isolata in nicchie. Oggi, però, l’ambiente artificiale che abbiamo creato sta occupando tutto l’ambiente naturale e rischia di soffocarlo. La diversità sta diventando incompatibilità esiziale: la richiesta di risorse e la quantità di rifiuti da disperdere stanno diventando insopportabili per l’Ambiente Naturale.

Perdita di senso della ortodossia cognitiva della società industriale
Il sistema delle risorse cognitive della società industriale ha auto scoperto i propri limiti. Di essi propongo una sintesi “estrema”.

Nessuna teoria “digitale” può essere, contemporaneamente, completa e coerente. Una teoria del tutto è un’illusione riduzionistica.
La relazione che l’uomo costruisce con la natura è costruttiva. Questo significa che non può essere solo un guardare e sfruttare, ma è, inevitabilmente, un convivere e coevolvere.
Conseguentemente il parlare di identità e di leggi (come è fatta e come funziona) di natura) ha senso solo nei limiti in cui vale la visione espistemologica e ontologica della fisica classica: la interazione con il mondo è un guardare senza turbare e un utilizzare senza compromettersi.

La non accettazione di questi limiti ha portato a veri e propri processi di degenerazione cognitiva.
Si costruiscono teorie che sembrano (solo sembrano perché, come abbiamo detto, nessuna teoria “digitale” può essere completa) spiegare ogni cosa, ma poi, si scopre che valgono solo per “pezzi” piccolissimi di mondo. Ad esempio, il modello standard delle particelle elementari spiega quasi tutto di circa il 4% della massa-energia che costituisce l’universo. Quasi specularmente, lo studio del genoma ha finito per comprendere il senso solo di una percentuale analoga del DNA, definendo il resto “DNA spazzatura”.

La specializzazione stessa è diventata un limite cognitivo: le diverse discipline possono essere esplorate solo da “monaci” che si dedicano esclusivamente ad esse. Ed anche in questo caso riescono a padroneggiarne solo pezzi. Detto diversamente, le diverse discipline si sono isolate in isole di specializzazioni autoreferenziali che richiedono sempre più risorse per sviluppare, però, mondi sempre più incomprensibili visti dall'esterno.

La ricerca è diventata sempre più solo mega-ricerca. Per approfondire la conoscenza servono macchine sempre più grandi delle quali non si coglie il paradosso: per cercare di conoscere livelli sempre più fondamentali del mondo si è costretti ad usare energie sempre più elevate che, però, sempre di più non contemplano il mondo, ma lo creano.

Da ultimo, il pensiero scientifico ispirato alla fisica classica sta radicalizzando sempre di più la sua contrapposizione al pensiero umanistico. Tanto che molte discipline scientifiche vengono distorte, piegate a dimostrare che i fondamenti del pensiero umanistico sono quasi una droga oscurante ed oscurantista. La battaglia, in molti casi violenta, scioccamente partigiana, contro il credere in un Dio è la dimostrazione di questa voglia di radicale contrapposizione.


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