di
Francesco Zanotti
Oggi forse è il verbo che descrive maglio la
tendenza lungo la quale si stanno incamminando le relazionalità tra persone,
gruppi e nazioni.
L’uccidere fisico che è diventato cronaca non
solo in qualche “altrove” che percepiamo distante, ma anche in casa nostra. L’uccidere
simbolico che è la regola nei dibattiti sociali, politici e culturali. La rabbia
esistenziale contro l’avversario.
E’ un problema di risorse cognitive.
Lo spazio vitale delle persone e dei gruppi è
diventato complesso. Il sistema di risorse cognitive delle persone non è in
grado di capirlo e gestirlo. Questo significa che ogni persona o gruppo si
costruisce una immagine dello spazio in cui conduce la propria esistenza troppo
angusta, ma ideologica. Essa non può certo coincidere con quella che se ne
fanno le altre persone e gli altri gruppi. Ma siccome è ideologica (pensa di
essere la vera realtà) non può costruire dialogo, ma deve inevitabilmente
scontarsi.
Poiché il mondo tende a diventare sempre più
complesso, mentre i sistemi cognitivi di persone e gruppi tendono a
staticizzarsi (ideologie di pensiero che costruiscono ideologie di realtà) la
differenza diventa insopportabile e la relazionalità raggiunge la massima violenza:
l’uccidere.
Per eliminare la deriva dell’uccidere e per
costruire una nuova convivenza occorre arricchire i sistemi cognitivi di
persone e gruppi. E poi attivare un governare che costruisce sintesi e non
imponga visioni di qualche maggioranza.
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