di
Francesco Zanotti
Distribuire la ricchezza esistente sembra una
operazione di giustizia. E, invece, è una operazione di conservazione. Si
accetta che la ricchezza è quella che è. E, poiché oggi è troppo concentrata, allora
non resta che distribuirla meglio. E, per farlo, ci vuole la violenza (oggi
legale) dello Stato.
Il problema, invece, è che non si riconosce cosa
sia ricchezza. E, quindi, non si fanno le cose che possono aumentarla.
Ricchezza era la terra perché la terra produceva
frutti. E, allora, era ricco chi possedeva la terra e godeva dei frutti
prodotti. Chi la lavorava partiva svantaggiato perché lo strumento di
produzione era in mano ad altri. E si sono create bolle di latifondi. La terra
non produceva frutti e perdeva valore.
Poi ricchezza era il produrre e il possedere
oggetti. Con questo paradigma si poteva aumentare di molto la ricchezza: la
terra disponibile non si poteva aumentare, ma le strutture produttive e i
prodotti, sì! E così si è potuto aumentare di molto la moneta disponibile. Ma anche
qui si è creata disuguaglianza perché anche le strutture produttive, come la
terra, hanno un padrone che, inevitabilmente, si porta a casa la maggior parte
del valore aggiunto generato dal produrre. E si sono create bolle di capannoni
e prodotti. I prodotti interessano sempre meno e i capannoni sono sempre più
disabitati.
Poi ricchezza è diventata la moneta in quanto
tale. Chi possiede la moneta può guadagnare manipolando, invece che le cose, la
moneta. E si è creata la bolla di carta, ovviamente in mano a pochi.
Il lettore si chiederà se sto proponendo di
socializzare i mezzi di produzione? Ovviamente no!
Sto proponendo di considerare ricchezza la
conoscenza. Tutti dispongono degli strumenti per generare conoscenza. E si deve
fare in modo che questi strumenti siano in mano a tutti.
Sulla conoscenza generata si batte moneta. Che è
un modo per riconoscere socialmente il valore della conoscenza creata … E se la
produzione di conoscenza è distribuita lo sarà anche la ricchezza,
automaticamente e non violentemente.
Mi fermo a questo punto. Ma immagino mille obiezioni.
Ecco fare obiezioni è un’altra via di conservazione. Valgono le proposte. Oltre
alla mia esistono proposte alternative che generano etica ed estetica, invece
che una redistribuzione violenta che genera ulteriore violenza? La mia può essere migliorata?
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