di
Francesco Zanotti
Leggo sul Corriere di oggi il fondo di Aldo Cazzullo che auspica un “dialogo senza ideologie”. Cioè, un dialogo fondato sul buon senso. Contrapponendo il buon senso alle ideologie.
Beata “non sapenza”. Beh visto che l’articolo
tratta di temi etici rilevanti, mica tanto beata. Incosciente, direi.
“Non sapenza” di cosa? Dei temi epistemologici di
fondo. Anche quello che si chiama buon senso non è null'altro che una
ideologia. Semplice e diffusa in vasti strati di popolazione, tanto da essere
riconosciuta da molti. Me né vera né definitiva.
Il pensare dell’uomo produce inevitabilmente
teorie sull'uomo e sul mondo. Poi possono essere più o meno rigide (più o meno
ideologiche), ma sempre costruzioni dell’uomo sono.
Il richiamarsi al buon senso null'altro è che
richiamarsi alla propria visione del mondo. Che, proprio perché la si chiama
buon senso, la si vuole imporre come ideologia.
Quindi? Occorre attivare un processo di creazione
sociale di una nuova visione sui temi etici. Dove ognuno ha un contributo da
dare. Nessuno ha il diritto alla ideologia. Meno che meno a quelle che si
nascondono dietro il buon senso. Ci vuole una classe dirigente capace di fare
sintesi.
E la “non sapenza” è il guaio più grosso.
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