di
Francesco Zanotti
Oggi sul Corriere Severgnini stigmatizza la reazione della rete all'incidente occorso a Fiorello. Ovviamente a ragione. Ma quando cerca la causa, sbaglia.
Il problema non è che stiamo imparando ad usare
le immense potenzialità della rete. E sbagliando si impara.
Il problema è che viviamo in un mondo complesso,
reso ancora più complesso dalla capacità interconnettiva della rete, e disponiamo
di risorse cognitive troppo semplici. Le nostre reazioni a questa complessità
sono, inevitabilmente, quelle che censura Severgnini “la banalità di certi
commenti, l’ironia fuori luogo, la cacofonia delle battute squallide”.
Diciamo diversamente. Ogni persona cerca di
realizzare un proprio progetto esistenziale nel mondo in cui si trova a vivere ed
usando le risorse cognitive di cui dispone. Se vive in un mondo complessissimo
e le sue risorse cognitive sono troppo semplici, il tentativo di realizzare il proprio
progetto esistenziale sarà un accumulare banalità. Sarà il costruirsi intorno
un mondo virtuale, ma banale. Sarà un delegare ad un “mi piace” la propria
realizzazione esistenziale. Ad un cinguettio (limitato a poche parole perché solo
quelle so esprimere) l’esprimere il ruolo sociale. All'attesa di un sms come se
fosse il messia. E alla fine, il mondo di carne e respiro, sguardi e abbracci,
passione e coraggio, spaventa perché chiede troppo a personalità troppo povere …
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