giovedì 21 marzo 2013

Il fisico assurdo


di
Francesco Zanotti


Un nuovo ricercatore, al suo primo giorno di lavoro, si presenta nell’atrio di un Centro di Ricerca che l’aveva assunto. Il portiere all’ingresso gli indica il suo ufficio ed egli vi si dirige. Poi seguono i convenevoli di rito: il Direttore, i Colleghi. E finalmente inizia la sua attività.
Ma tutti si accorgono che ha un atteggiamento strano. Se ne sta tutto da solo, non frequenta la biblioteca. Chi ha sbirciato sul suo tavolo di lavoro, non ha trovato né copie della “Physical Review”, né stampe da ArXiv. Tanto meno fogli con formule o un computer. Solo, sembra incredibile a dirsi, un testo antico: “Zymotechnia fundamentalis sive fermentationis theoria generalis”.
E’ un libro, uscito nel 1697, di Georg Ernst Stahl nel quale l’autore espone la teoria del flogisto.
Ora il Centro di Ricerca organizza periodicamente un incontro plenario nel quale i diversi ricercatori espongono i risultati del loro lavoro per avere giudizi, per confrontarsi. Anche perché tutti sono consapevoli che la fisica è sempre di più un’opera collettiva. E tutti i progetti che vengono portati avanti nel Centro sono progetti di ricerca che impegnano gruppi di persone.
Il primo incontro a cui partecipa il nostro neo-ricercatore avviene un venerdì pomeriggio, quindici giorni dopo il suo arrivo. Tutti sono curiosissimi di capire cosa dirà.
Parlano i due fisici più autorevoli del Centro di ricerca e poi tocca a lui. Egli esordisce annunciando che proporrà una teoria rivoluzionaria. Ed inizia a contestare la teoria del flogisto, riscoprendo, dopo almeno 250 anni, la teoria della combustione.
Sconcerto e silenzio. Ma fino ad un certo punto: il tempo di convincersi che quello che era accaduto riguardava la realtà e non il sogno. Poi il Direttore del Centro, con tutto il garbo possibile, gli fa notare che quella teoria era già stata scoperta e che, da allora, la fisica aveva fatto qualche progresso ed ora si occupava di tutt’altre cose.
Il nostro ricercatore non si scompose minimamente. Risponde immediatamente: ma a me la teoria non interessa. Io mi fondo sulla mia esperienza, sull’esperienza che ho fatto in almeno tre esperimenti di combustione. Ed essa mi dice che la combustione non avviene come sosteneva Stahl. In nome delle mie esperienze e della mia competenza nel progettare questi esperimenti, vi chiedo di assegnare a me un gruppo di ricerca e i fondi adeguati per continuare la mie esperienze sulla combustione.
Ovviamente il fisico non solo non raccoglie il consenso desiderato per i suoi folli progetti, ma viene buttato fuori subito dopo, lasciando tutti interdetti al pensiero che un fisico così assurdo sia stato assunto come ricercatore …
Storia impossibile, più assurda dell’assurdo? Nel mondo della fisica, sì.
Ma è quello che accade ogni giorno alle classi dirigenti politiche e manageriali. Esse hanno fatto una religione del rifiuto della teoria e del rifugiarsi nell’esperienza. E propongono nuove idee (programmi politici, strategie per uscire dalla crisi) che ritengono nuove, ma sono addirittura peggio delle “nuove” idee del nostro fisico. Sono come l’affermazione della teoria del flogisto oggi quando tutti (ma non le classi dirigenti) sanno che è sbagliata, e non ci pensano neanche più. Sono idee che prescindono dalle conoscenze sistemiche strategiche, sociali, politiche etc. Ma non vengono buttati fuori. E se qualcuno ci prova, non lo fa certo in nome della conoscenza.


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