di
Francesco Zanotti

Cosa dice il Nostro? Descrive “Tre segnali per la rotta
competitiva”. Non li descrivo in dettaglio perché sono un po’ le cose che tutti
riconoscono necessarie, ma che, poi, non si fanno, non si possono fare ... etc.
Tipo: competitività, produttività etc. Per fortuna non si parla dell’ipocrita
innovazione tecnologica. Ipocrita perché non si dice mai cosa sia. La si lascia
a tecnologi e scienziati aspettandosi da loro una qualche miracolosa pietra
filosofale che trasformi l’attuale arrugginito e “sferragliante” sistema
industriale in oro.
Ecco, a me sembra che tutti i segnali indicati da Orioli,
con l’aggiunta dell’innovazione tecnologica, parlino sostanzialmente di sforzi
conservativi: orientati a fare funzionare meglio l’attuale sistema industriale.
Io credo che il problema sia quello di generare un nuovo
sistema industriale che produca cose nuove in modo radicalmente nuovo.
L’esempio più eclatante è quello dell’auto.
L’oggetto auto, così come è concepita, con tutte le
innovazioni incrementali che oggi si immaginano, è un prodotto che interessa
sempre di meno. Il suo mercato è destinato a restringersi sempre di più e la
competizione ad aumentare. Occorre ripensare integralmente al trasporto
individuale, alle tecnologie ed agli “oggetti” che lo permetteranno. Su questa
sfida dovrebbero confrontarsi i costruttori, ad affrontare questa sfida dovrebbero
stimolarli i media.
Per produrre l’oggetto auto bisognerebbe fare i mille
passi avanti oggi possibili rispetto alle attuali metodologie e tecniche
produttive che non hanno ancora capito i risultati degli studi fatti dal 1924
al 1936 nello stabilimento di Hawthorne della Wester Electric nell’Illinois. Si
immagini se si tiene conto dei progressi delle scienze umane da quegli anni
fino ad oggi.
In sintesi, invece di conservare è necessario "scatenare”
una nuova progettualità strategica ed organizzativa e fornire a manager ed
imprenditori il meglio delle conoscenze strategico organizzative esistenti.
Altrimenti il risultato sarà una coperta che diventa sempre
più corta. E questo restringersi degli spazi di potenzialità di futuro si sente
in tutto il testo dell’articolo.
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