di
Francesco Zanotti
Voglio
riproporre un post già pubblicato il 17 novembre 2011, quando esisteva un largo
consenso al Governo Monti.
La sintesi?
Usando una metafora a me cara: non si
può cercare di aggiustare il televisore col martello convinti che sia il
teatrino delle marionette.
Le ragioni
per le quali ripropongo questo post riguardano il futuro. Dobbiamo cercare di
consapevolizzare quali sono le ragioni per le quali il Governo Monti non può
che fallire. Così, quando sarà socialmente evidente il fallimento, si potrà
discuterne in forme nuove. In modo da evitare che al successore di Monti accada
la stessa cosa.
Perché non
può che fallire?
Innanzitutto
perché il programma che si propone di
realizzare non ha nessuna influenza sulle cause della crisi attuale. Non
siamo di fronte ad una crisi finanziaria, ma alla crisi di un modello di
società. Il programma del nuovo governo non vuole avviare un processo di
progettazione di una nuova società, ma vuole cercare di far funzionare meglio
la società attuale. Compito impossibile anche (certamente non solo) per banali
limiti fisici. La natura non sopporta un’ulteriore crescita dell’attuale
società industriale.
Poi, perché
la conoscenza da cui parte (l’economia) è
una pseudo scienza che vuole scimmiottare, irragionevolmente, la fisica
classica. Si tratta di un corpus di conoscenze da ricostruire integralmente. Da
ricostruire perché suggerisce azioni di ristrutturazione, invece che di
riprogettazione.
Ancora:
perché non ha cambiato il metodo di
governo. E’ vero che si propone di consultare, far partecipare, ma sono
buone intenzioni generiche. Il Governo di una società complessa richiede che
chi governa avvii processi di creazione sociale di nuove realtà. Con tutto il
rispetto, la formazione e le esperienze del prof. Monti non hanno nulla a che
fare con i processi di creazione sociale. Voglio dire che, anche se le cose che
vuole fare fossero corrette, non riuscirebbe a farle per “incompetenza
processuale”.
Da ultimo
non ci riuscirà perché nessun grande
sviluppo può nascere da sacrifici (proposti da una classe dirigente che non
farà alcun sacrificio) e azioni
impopolari. Un grande sviluppo nasce da un movimento di popolo che si
incammina verso una nuova storia. E certamente non sarà il prof Monti a
risvegliare la voglia di un futuro diverso in un popolo che oggi sembra davvero
un volgo disperso.
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