venerdì 20 aprile 2012

Zavorra burocratica o “cognitiva”?

di
Francesco Zanotti

Lo slogan del nuovo presidente di Confindustria: “Lotta alla burocrazia per tornare a crescere”.
Certo se ci fosse meno burocrazia fosse sarebbe meglio … Ma …
Perché ci metto tanti puntini? Perché mi sembra doveroso dire una cosa dolorosa. E, quindi. … sono titubante. Non voglio che venga scambiata per la solita sparata isterica.
Comincio, allora, dall’inizio, lentamente …

Per uscire dalla crisi attuale dobbiamo riprogettare una intera società: dall’economia, alla finanza ed alla politica. E, fino a qui, credo sia difficile non essere d’accordo.
Ma quando proviamo a progettare il futuro, cosa usiamo? Oggi usiamo gli stessi modelli di lettura della realtà, linguaggi di descrizione del futuro che usavamo prima. Questi ci permettono di capire cosa non funziona, ci arrabbiamo, ci indigniamo anche, ma poi, quando proviamo a trovare “soluzioni” siamo capaci solo di cercare di aggiustare la società attuale, ma non di costruirne un’altra. Crescono insomma la rabbia e la frustrazione. E si alimentano a vicenda.
E si finisce per trovare soluzioni, anche diversissime di conservazione attraverso il conflitto.
Si finisce per delegare al “buono di turno” perché sistemi le cose: il governo dei tecnici che combatte tutti con sacrifici crescenti e destinati a crescere. Oppure per attendere l’intervento del papà: “Ora tocca all’Europa” titolava stamattina Repubblica, riportando il pensiero del Presidente della Repubblica. Uan Europa che deve generare stabilità. Oppure si scatena la caccia alle streghe: il complotto pluto-masso-giudaico di Mussolini, il governo delle multinazionali delle brigate rosse. E le invettive dei tanti e tristi Savonarola dei nostri giorni.
Nel caso delle imprese: la lotta (sempre e solo parole di conflitto) alla burocrazia.

Invece … Se provate ad aprire il sito di Repubblica trovate (una sottile ironia non voluta) una pubblicità quasi (ironicamente appunto) profetica: di occhiali.

Per costruire una nuova società e nuove imprese servono nuovi “occhiali” cognitivi e nuovi linguaggi espressivi.
In concreto, faccio un esempio solo
Al Governo servirebbero nuovi occhiali economici e sociali. Cioè: l’utilizzo di conoscenze economiche e sociali più avanzate. Se prendete il dibattito sull’articolo 18, vedrete che esso è gestito da un Governo che non ha la più pallida idea delle dinamiche di evoluzione e di relazione degli attori sociali. Ma è guidato da una filosofia vetero-riduzionista. Al Governo servirebbe un modello descrittivo complessivo della società che non ha. Voglio dire che se si vuole guidare il progettare una nuova società, non si può non sapere da cosa sono composte e come si evolvono le società. Al Governo servirebbero metodologie di progettualità sociale per aiutarci, tutti noi, a sviluppare il disegno di una nuova società, invece di bastonarci con la mistica dei sacrifici.

In sintesi, certo miglioriamo la macchina dello Stato, ma, soprattutto, liberiamoci dai vecchi occhiali e da vecchi linguaggi poveri. Ed usiamo nuovi linguaggi e linguaggi più ricchi.

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