martedì 17 aprile 2012

Una notte insonne di più di quarant’anni fa …

Un grande progetto che inizia domani …

di
Francesco Zanotti

Era il 29 luglio 1969. Era il traguardo che JFK aveva immaginato dieci anni prima e che era stato raggiunto. Era lo sbarco su quella luna che ha accompagnato l’errare senza meta di un pastore fatalista, su quella luna “… eterna e peregrina … che forse intendi questo viver terreno”. Era una luna che ora stava diventando terra da calpestare, forse da vivere, per gli uomini. Chi poteva mancare? Chi non aveva la voglia irresistibile di poter raccontare che quella volta “C’ero anch’io”. Una notte insonne vissuta come un sogno…
Era la fine di un decennio dove vi erano profeti neri che raccontavano i loro sogni, dove vi erano papi che indicevano Concili.

Oggi … è quasi infamante riconoscere dove siamo. Siamo impantanati in sabbie mobili nelle quali sprofondiamo sempre più velocemente. Tanto più velocemente quanto più cerchiamo di nuotarci. Quanto più cerchiamo di puntellare il nostro sprofondare. I media di quel 1969 raccontavano la storia di un grande progetto che avrebbe portato (letteralmente) l’uomo verso cieli nuovi ed una nuova terra. I media di oggi … leggeteli! Non trovate grandi progetti. I termini “progetti”, “innovazione” sono usati solo per raccontare in qualche angolo di qualche pagina economica piccole start-up banali. Come il papà che racconta ed esibisce con orgoglio il disegnino del figlio. Ma è un disegnino che poi finirà nella retorica dell’età adulta.

Sui media oggi trovate solo grandi drammi. Ancora più drammi c’erano nel ’69. E i grandi progetti di allora (dobbiamo riconoscerlo) sono stati troppo piccoli per vincerli ... Non sono stati abbastanza grandi. Anche l’andare sulla luna è rimasto sterile perché là abbiamo trovato nuove e più intense domande e non risposte sul senso dell’uomo, della storia, dell’universo. Come se sulla luna risuonassero verso tutto l’universo quelle domande che si era fatto il poeta raccontando di un pastore che spreca la sua vita in viaggio di cui non conosce il senso. Ed a quelle domande abbiamo voltato le spalle. Una navicella che si tuffa nell’oceano mi è sempre sembrata la metafora di chi ritorna forse con la meraviglia negli occhi, ma non con la forza di far diventare quella meraviglia impegno per una nuova vita dell’Uomo.

Domani proporremo a Roma una strada possibile per costruire un nuovo mondo. Un Progetto. Esso ha come obiettivo il creare una nuova visione del mondo con la quale disegnare una nuova società.  Non presenteremo l’idea di una nuova società, ma un cammino per costruirla. Non sarà una strada verso la luna. Sarà una strada nei territori della conoscenza. Meglio: sarà un costruire nuovi territori per la conoscenza che diverranno una nuova economia, una nuova politica, una nuova socialità.
Forse le domande eterne si invertiranno. Uomo, chi vuoi essere, che Storia e che Universo vuoi costruire.
Forse saremo noi pastori e viandanti che dovremo dare una risposta alla luna ed alle stelle. Al loro essere e vagare, apparentemente eterno, ma, forse, in attesa dell’Uomo.

Questo viaggio è per tutti. Ognuno con il suo passo. Ognuno sorretto dall’altro. Qualcuno in compagnia di un Dio che sorregge quando anche l’amico più caro è in affanno.

Chissà se ai giovani di oggi viene la voglia di partecipare a qualche storia per la quale vorranno avere l’orgoglio di dire “C’ero anch’io”.

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