mercoledì 25 aprile 2012

Ragionieri del declino

di
Francesco Zanotti



Una delle convinzioni più condivise è che diminuendo le spese dello Stato si possano diminuire le tasse ai cittadini.
Ora, al di là dell’ovvia osservazione che occorre, almeno, ridurre con oculatezza per non diminuire il livello dei servizi, non vi sembra che sia una convinzione profondamente errata?
Se si riducono le spese dello Stato, si riducono i ricavi di coloro che forniscono beni e servizi allo Stato. Si diminuisce cioè l’imponibile complessivo. Su un imponibile ridotto non si può diminuire la percentuale di tasse, occorre aumentarla per mantenere lo stesso gettito fiscale.
Mi si può obiettare che vi sono infiniti sprechi. Ma contro obietto dicendo che è meglio spendere sprecando piuttosto che non spendere. Certo è meglio spendere con qualità. Ma questa è la vera alternativa. Quella di ridurre è un rimedio peggiore del male.
Una parte rilevante della nostra economia vende prodotti e servizi verso lo Stato, altrimenti lo stesso Stato non avrebbe tutti quei miliardi di Euro di debiti nei confronti dei suoi fornitori. Per ridurre la spesa pubblica occorre, prima, riconvertire queste imprese. Altrimenti quello che risparmieremo in costi lo spenderemo in sussidi. Peggio: trasformeremo lavoratori in “sussidiati” (in qualche modo), con tutto questo comporta anche in termini di motivazione, partecipazione, apprendimento, autorealizzazione.
In sintesi, una spending review fatta “in vitro”, senza calcolare gli effetti che avrebbe su fatturati ed occupazione è veramente un ragionare primitivo.
La conclusione è la solita: manca totalmente una cultura “imprenditoriale”. Una cultura capace di immaginare e costruire nuovi mondi. Siamo tutti ragionieri che sanno tagliare solo uscite e non sanno come fare a incrementare le entrate. Ragionieri del declino.

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