domenica 29 aprile 2012

I tecnici hanno senso solo se … Ovvero: stiamo morendo di “leggi” inventate a vanvera.

di
Francesco Zanotti


I tecnici hanno senso solo in quei pezzi di mondo (sistemi) per i quali esistono leggi naturali di tipo classico.
Ha senso che esista un ingegnere strutturale perché egli si muove in un pezzo di mondo nel quale vale (con un elevato livello di precisione) la meccanica classica. Il tecnico conosce le “leggi” della meccanica classica e le sa applicare progettando strutture che “stanno in piedi”. E’ anche possibile valutare quale tra le strutture che stanno in piedi sia la migliore. Chi non conosce la meccanica classica non sa applicare le leggi e, quindi, non riesce a progettare strutture che stiano in piedi.

Non ha senso, però, che si cerchi un “tecnico” economico o sociale. Per la semplice ragione che nei sistemi economici e sociali non esistono “leggi classiche”. Se non esistono leggi, non esiste un tecnico che sia capace di progettare sistemi economici e sociali che stanno in piedi, che sono meglio di altri.
Il Governo dovrebbe generare i sistemi economici e sociali del futuro, ma non può seguire la via tecnica per la semplice ragione che non c’è nessuna tecnica.
Questo significa che un Governo tecnico non può esistere. Non solo perché ogni decisione è politica, ma proprio perché non esiste nessuna tecnica.
L’affermazione “ prima il rigore e poi lo sviluppo” non è giustificato da nessuna legge economica assoluta. Il modello di mercato del lavoro che ha progettato il Governo non può essere spacciato come il migliore possibile perché progettato da tecnici.
Negli spazi economico e sociale dobbiamo progettare anche le leggi. Le leggi che ci permetteranno di costruire i sistemi economici e sociali che preferiremo.
L’ha intuito anche Susanna Camusso che in una intervista televisiva ha detto che se le attuali leggi economiche ci creano guai, allora ne dobbiamo costruire altre. Aveva ragione! Hanno torto (e fanno danni) tutti coloro che credono che esistano leggi economiche e sociali che hanno, nell’economico e sociale, la stessa validità che ha la fisica classica in un ben delimitato “pezzo” di mondo. E non oltre. Può venire il sospetto che cerchino di spacciare come assolute le leggi che convengono loro. A me viene il dubbio che lo facciano per semplice (e poco responsabile) ignoranza epistemologica.
Lo spazio nel quale muoversi verso il nostro futuro è una immensa prateria libera. In essa possiamo costruire le città, le strade e i villaggi che vogliamo. Se costruiamo città e villaggi zozzi e puzzolenti, sappiamo che li abbiamo costruiti noi. Se le strade sono sterrate, polverose o impantanate, sappiamo che siamo noi a volerle così.
Se l’economia sta andando a rotoli e la socialità trasuda di conflitti, sappiamo che tutto questo l’abbiamo costruito noi. Non solo, ma dobbiamo riconoscere anche che altri infiniti mondi sono possibili ed è nostro dovere morale costruirli.

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