di
Francesco Zanotti
Voglio parlare del fondatore di Twitter (il preoccupato
di internet) e di una scuola di Prato (gli entusiasti della parola… e di tante
altre cose “umane”). La fonte è il Corriere della Sera di oggi.
Evan Williams (il fondatore
di Twitter) ha “scoperto” che una iperconnettività è dannosa.
Il problema è banale.
Aumentando la relazionalità virtuale si aumentano certo le potenzialità di futuro.
Ma oggi sta accadendo che ci si perda in questa complessità e si finisca nel
cadere in banalizzazioni, solipsismi o estremismi. Soprattutto sta accadendo ai
giovani. E vi è chi ne approfitta per cercare consenso con le ipersemplificazioni … nelle quali realtà e falsità si mischiano in un groviglio
inestricabile.
Io credo che la
interpretazione di questo fenomeno sia semplice. Se non si dispone di un
sistema di risorse cognitive abbastanza “potente” le complessità a cui la rete
ci espone diventa non gestibile ed accadono inevitabilmente tutte le cose che denuncia
Williams … ma che potevano francamente essere previste.
E gli entusiasti della parola? Sono gli alunni dell’Istituto Tecnico
Commerciale Dagomari di Prato.
Un professore dell’istituto
(Marcello Contento) ha proposto ai suoi alunni il progetto Social Zero. Gli
alluni hanno accettato ed hanno consegnato al professore tutti i loro smartphone
per una settimana. Dopo i primi momenti drammatici di astinenza, poco a poco hanno
scoperto (i dettagli sul Corriere) tutte le dimensioni della vita che la
virtualità elettronica aveva spento.
Fare cose umane come il
conversare e lo stare insieme fa sentire … molto umani. “
Commento di Amin “E’ stata
una delle settimane più belle della mia vita. Ne facciamo un’altra?”.
Nessun commento:
Posta un commento