mercoledì 8 marzo 2017

Il maggioritario è una forzatura … con tristezza

di
Francesco Zanotti

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Il maggioritario non ha senso in una società complessa. Lo riscrivo con tristezza …

Che il maggioritario non abbia senso è una evidenza sia per il buon senso che per la conoscenza.

Il buon senso: se aumenta la diversità delle opinioni (questo accade in una società complessa), se queste opinioni sono intense ed evolvono continuamente, come è possibile immaginare che possano essere riassunte in due parti politiche che devono sentirsi alternative perché se non si considerano tali non ha senso alcuna competizione elettorale?
Quando negli ultimi anni si è tentato di comprimere questa diversità ricca ed evolutiva dentro due valigioni contrapposti, ci si è riusciti solo per il tempo delle elezioni e subito dopo sono esplosi in così tanti partiti che non riescono neanche più a trovare nomi diversi.
Oggi non è neanche più possibile comprimere la diversità per il periodo elettorale.

La conoscenza: sia le scienze della cognizione che sociologia (due delle aree di conoscenza di cui ci occupiamo) dimostrano, descrivono in dettaglio il crescere in intensità e differenziazione delle opinioni socialmente significative.

Ma allora deve prevalere l’anarchia? No, serve una modalità di governo completamente nuova che stiamo descrivendo da sempre e che abbiamo definito Sorgente Aperta.  Ne proponiamo una nuova sintesi, un po’ “emotiva”? Dobbiamo piantarla con il pensare che il governare sia decidere in solitudine. Il Governare, in una società complessa, può essere solo: progettare insieme.

E la tristezza? E’ dovuta al fatto che l’abbiano detto e ripetuto da anni che il maggioritario in una società complessa è una sciocchezza: crea danni inenarrabili. Abbiamo pure pubblicato un primo prodotto editoriale che il lettore trova presentato a lato di questo post. Abbiamo addirittura la responsabilità di una collana editoriale nella quale pubblicheremo anche.

Ma forse invece di parlare di tristezza è meglio parlare di “impazienza”. Continuiamo a sperare che la nostra proposta non sia costretta a seguire l’iter di tutte le proposte nuove: le forche caudine della indifferenza e poi del contrasto prima della accettazione … 

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