di
Francesco Zanotti
Si
parla di nativi digitali. Ma sono secoli che gli esseri umani che vivono nelle
nazioni cosiddette avanzate sono digitali. Purtroppo sono solo digitali.
La cultura digitale è fondata sulla
visione del mondo propria della società industriale che vede la sua espressione
più definita nella fisica classica e nella matematica Hilbertiana.
La cultura digitale è solo l’utilizzo di
macchine per poter eseguire con molta più intensità l’operazione cognitiva
chiave della società industriale: il calcolare.
Forse possiamo dire che la cultura
digitale ha perso il senso delle origini. Pensa di essere una cosa
originalissima, ma è solo una sorta di estrapolazione verso l’infinito di una
specifica visione del mondo che, dopo tutto, si popolarizza (diventa di tutti
noi) attraverso la fede in due avverbi: oggettivamente e logicamente. Si pensa che
conoscere sia cercare di vedere il mondo oggettivamente e ragionarci sopra
logicamente (con una logica universale).
Ma oramai la fisica e la matematica hanno
abbandonato la pretesa di guardare oggettivamente e ragionare logicamente. E’
rimasta nella cultura dei media che vedono il digitale come l’innovazione
fondamentale. Speriamo che i nativi
digitali (tutte le generazioni insieme) riescano certo non a buttare il
digitale, ma ad andarci oltre. Molto oltre. Usando il digitale come si usano
tutte le macchine. Per trasportarci lungo la storia. Ma senza la pretesa di
indicare (tanto meno di essere) la meta.
Il Prof Giuseppe Longo mi ha suggerito di aggiungere il link ad una su Intervista. Cosa che faccio con piacere ringraziandolo per il suggerimento.
http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=125846&typeb=0&complessita-scienza-e-democrazia
Il Prof Giuseppe Longo mi ha suggerito di aggiungere il link ad una su Intervista. Cosa che faccio con piacere ringraziandolo per il suggerimento.
http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=125846&typeb=0&complessita-scienza-e-democrazia
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