domenica 25 ottobre 2015

Macchine “intelligenti”: c’è chi dice le cose come stanno

di
Francesco Zanotti

Risultati immagini per intelligenza artificiale robot
Umberto Bottazzini presenta sul “Domenica” del Sole 24 Ore un libro (Umani e umanoidi: vivere con il robot) di Roberto Cingolani e Vittorio Metta che aiuta a fare chiarezza.
Citando gli Autori “una macchina è in grado di interagire con gli umani seguendo algoritmi di intelligenza artificiale che, per quanto sofisticati, … non hanno alcunché di sentimentale, di personale o di emozionale”. E poi ancora “Non esiste tecnologia che possa rendere una macchina intelligente anche dotata di emozioni e di autocoscienza”.
Il problema sta nel “digitale”.  Descrivere con tecniche digitali il mondo significa farne una semplificazione lineare. Ed ognuno può costruire la sua semplificazione che non è, nel profondo, equivalente alle altre. Costruire un mondo digitale significa costruire un mondo anche scintillante, estremamente funzionale, ma che può essere solo strumentale (utilizzato). Non è dotato di capacità autonoma di progettualità.
Ma fino a qui siamo solo a dire cosa non è possibile. Gli Autori (sempre secondo la recensione di Bottazzini) cercano una tecnologia bioispirata. Una tecnologia, cioè, che riproduce quello che l’evoluzione biologica è riuscita a fare.
E qui si apre un mondo. Che ha certamente incognite rilevanti. Ma che non sono quelle di robot digitali contro uomini, che è una sciocchezza scientifica. Potremmo diventare in grado di costruire sistemi biologici che abbiano prestazioni umane. Ma potremmo anche inventare nuovi sistemi biologici che abbiano prestazioni diverse da quelle umane. Potremmo arrivare a costruire veri e propri alieni. Inventare, costruire ... forse sono le parole sbagliate. Forse riusciremo a far emergere modalità di evoluzione e riproduzione di altri mondi biologici. Con tutto lo spavento (ma anche la speranza) che questa possibilità porta con sé.


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