venerdì 20 marzo 2015

Non abbiamo una civiltà da difendere, ma una strada comune da percorrere

di
Francesco Zanotti


Alla base del disastro sociale ed economico crescente vi è una pretesa irricevibile: che noi rappresentiamo la civiltà “definitiva”. E il progresso è far sì che tutto il mondo si adegui alle “leggi” di questa società.

E’ irricevibile perché la società laica è fatta di un’economia che sta perdendo di senso perché non soddisfa più l’uomo e distrugge la natura. Perché la nostra conoscenza ha esaurito la sua capacità di senso, conoscenza scientifica in testa. Perché il cristianesimo non è una civiltà, ma un popolo in cammino.

Ma allora ci lasciamo ammazzare? Ovviamente no!
Ma il difendersi dovrebbe prendere una forma capace di comunicare il nostro impegno nel costruire un nuovo mondo. La nostra umiltà nel cercare e riconoscere valore a tutte le diversità. La nostra voglia imprescindibile di camminare in mezzo agli altri
La nostra storia di riferimento, comune per tutte le genti che vivono introno al Mediterraneo dovrebbe essere quella di Abramo, che ripropongo con una vecchia canzone


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