domenica 22 febbraio 2015

Cent’anni di Relatività Generale … e l’umano

di
Francesco Zanotti


Su “Letture” l’inserto culturale del Corriere Paolo Giordano presenta la teoria della Relatività generale che quest’anno compie cent’anni.
Affronto l’argomento per tentare una innovazione epistemologica.
Come tutti sanno la fisica del novecento ha costruito due grandi teorie: la relatività (prima ristretta poi generale) e la fisica quantistica (prima meccanica quantistica e poi Teoria quantistica di Campi). Il problema di fondo è che queste due teorie sembrano incompatibili: non si riesce proprio a costruire una teoria del tutto.
Dove sta l’innovazione epistemologica?
Ora, tutti sono convinti che queste teorie siano adatte al mondo microscopico (la fisica quantistica) e al mondo macroscopico (la scala dell’Universo: la relatività generale). E siano contro-intuitive perché estranee all'esperienza umana di tutti i giorni.
Io ho (ecco l’innovazione tecnologica) una convinzione contraria: è proprio la vita di tutti i giorni che diventa comprensibile se si usano queste due teorie. E faccio degli esempi.
Il primo è l’emergere della massa (una parte della massa) delle particelle elementari dovuta alla rottura di simmetria del vuoto quantistico a causa di campi di Higgs.
Teoria astrusa? No! L’impresa viene creata da un processo di rottura di simmetria del vuoto quantistico costituito dalla società dall'azione del campo costituito dall'azione imprenditoriale. Per chi volesse approfondire il tema trova un mio articolo qui
Il secondo esempio riguarda proprio la Relatività Generale. La storia dell’impresa procede costruendo la competizione che la fa precipitare in un buco nero. Esattamente come accade ad un stella sufficientemente massiccia quando esaurisce il suo carburante nucleare.
Detto questo si può fare un ulteriore passo avanti: perché non si comincia a pensare che non ha senso cercare di conciliare le due teorie perché spiegano due fasi diverse (la nascita e la morte) di un sistema qualunque? Possiamo dire che sono due rappresentazioni non equivalenti del mondo. Propongo, insomma, di allargare l’utilizzo dell’approccio che il Prof. Gianfranco Minati suggerisce per la sistemica: l’uso dinamico dei modelli (Dysam).




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