di
Francesco Zanotti
Mi riferisco alle risposte date dal Dott. Sala a
LaPresse. “L’Expo potrà fare la sua parte, pur non potendo essere il motore di
rilancio del Paese.”.
Fono ad ora abbiamo pensato, ci hanno detto il
contrario. Volevamo e noi abbiamo fatto proposte perché fosse il contrario.
Se il dott. Sala non era in grado di fare dell’Expo
il motore di rilancio del Paese doveva dirlo molto prima, non doveva accettare
il suo incarico.
Egregio dott. Sala se l’Expo 2015 non può diventare
il momento di avvio di un nuovo Rinascimento (non solo di sviluppo) dell’Italia
e del mondo, il problema non sta in qualche contingenza astrale che non lo
permette. Il problema sta nelle risorse cognitive utilizzate da tutti coloro
che hanno guidato l’organizzarsi di un'Expo: del tutto insufficienti.
E’ a causa dell’utilizzo di risorse cognitive
insufficienti che quello che, prima, doveva essere il momento di sviluppo di Milano
e del Paese, sia, ora, diventato un Evento per il quale è rimasto un solo
obiettivo: alla fine, almeno il bilancio monetario non sia in perdita.
Mi rivolgo a tutte le forze politiche e sociali
deluse da questa dichiarazione da sconfitto ante litteram perché, con noi,
reagiscano. Siamo ancora in tempo a fare dell’Expo 2015 realmente il momento di
avvio e di sostegno continuo di un nuovo Rinascimento mondiale.
Mi piacerebbe molto un dibattito con dott. Sala nel
quale chiedere a lui perché non ha mai ascoltato le nostre proposte: l’Expo
della Conoscenza. Stiamo preparando una sintesi di tutti i no che abbiamo
ricevuto che si riassumono in uno slogan ripetuto fino alla noia: non è ancora
il tempo dei contenuti. Quel momento non è arrivato mai perché chi si occupava
dell’Expo i contenuti non sapeva affrontare.
In realtà ci è stata offerta la possibilità di
presentare l’Idea dell’Expo. “Basta che si limiti a una esposizione i 30
secondi.”. Era un insulto. Non ho accettato. Purtroppo questo dibattito con il
dott. Sala non ci sarà. Dovremo vivere un continuo ridimensionarsi degli obiettivi,
sperando, come abbiamo detto, che, almeno, tutta questa attenzione a muri e
forma non si traduca in un disastro economico.
Solo dopo sarà possibile riflettere su quello
che, alternativamente, sarebbe potuto essere fatto.
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