martedì 6 gennaio 2015

Finalmente qualcosa di nuovo, anche se …

di
Francesco Zanotti


… manca il passo finale.
Mi riferisco all’articolo di Carlo Bastasin sul Sole 24 Ore di oggi. Con un titolo provocatorio ed efficace “La prima Guerra d’Interdipendenza Europea” l’Autore sostiene la necessità di una unione Politica che significhi collaborazione per lo sviluppo ed eviti gli isolazionismi nazionalistici.
Infatti sostiene che la regola dell’autosufficienza e non quella della solidarietà cooperante hanno segnato la gestione della crisi.
Tre frasi mi sembrano, tra le altre, degne di nota.
La prima: “La narrazione della crisi è stata come in guerra quella dei vincitori”.
La seconda: “la democrazia parlamentare è stata accantonata in alcuni Paesi, le elezioni sospese, i referendum ripetuti come se all’inferiorità economica corrispondesse sempre una minorità politica”.
La terza: “i governi dei paesi in crisi hanno giustificato ai loro elettori l’esigenza di riforme solo come l’imposizione di occupanti malevoli.”.
Frasi notevoli anche perché non sono scritte su di un giornalino rivoluzionario qualunque da un giovanotto scapestrato. Ma sull’organo ufficiale della Confindustria a firma di un economista autorevolissimo.
Ora questo isolazionismo è sbagliato a causa della interdipendenza finanziaria ed economica che un ottuso nazionalismo non può eliminare.
Tutto bene? No, perché ci rimane quel “anche se … “ al quale dobbiamo sostituire i puntini con contenuti.

Lo stesso Autore sostiene che l’autosufficienza non è di per sé un fatto negativo. E sta qui il problema. Mi spiego. La causa profonda delle scelte isolazioniste sta nei sistemi cognitivi delle classi dirigenti che non sanno costruire programmi e progetti per gestire interdipendenze profonde che non solo certo solo quelle economiche. Allora cercano di difendersi da esse. Ma il negare interdipendenze quando ci sono non permette certo di costruire sviluppo.

Per superare questa povertà cognitiva è indispensabile vivere una interdipendenza che deve essere soprattutto culturale. Che diffonda quelle diversità che sono le ricchezze cognitive che potranno permettere alle classi dirigenti di superare la povertà dei sistemi di conoscenze di cui oggi dispongono e dei quali siamo tutti ostaggi.

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