di
Francesco Zanotti
Adriana Cerretelli oggi nel suo articolo di
fondo sul Sole 24 Ore sostiene che nessuno contesta l’importanza delle riforme.
Sbagliato! Noi le contestiamo per tante ragioni che solo il non voler ascoltare
per partito preso può permettere di ignorarle.
Ne cito alcune e mi riservo di approfondire
il discorso.
Prima
ragione. Le riforme non servono a generare sviluppo
economico perché, innanzitutto, non permettono di raggiungere un vantaggio
competitivo sostenibile. E, poi, perché non ha senso cercare di costruire un
vantaggio competitivo. E’ necessario progettare nuove imprese ed una nuova
società e pensare a competere tarpa le ali.
Seconda
ragione. Un contesto “formale” (istituzionale) non
determina univocamente i comportamento economici e sociali. Nello stesso
contesto si possono mettere in atto comportamenti economici e sociali anche
opposti
Terza
ragione. Le istituzioni sono sempre emergenti. Cioè
sono la sintesi della costruzione di una nuova economia e di una nuova società.
Quelle calate dall'alto, “calcolate” (nel senso di Turing) rischiano di non
avere effetti. Gli attori individuali e sociali tendono a mettere in atto gli
stessi comportamenti in ogni nuovo contesto istituzionale progettato dall'alto.
Quarta
ragione, la più importante. Si distoglie l’attenzione
dall'esigenza di stimolare, in ogni dove nella società, nuove progettualità
nutrite con nuove risorse cognitive.
A proposito … avete mai sentito discutere di risorse
cognitive invece di riforme istituzionali? Questo è il segnale più preoccupante
dell’incapacità di riflessioni profonde delle nostre classi dirigenti. Dopo
tutto stiamo parlando della società degli uomini. E gli uomini sono caratterizzati
dalle loro risorse cognitive. Quelle attuali non bastano. Senza fornire alle
classi dirigenti nuove risorse cognitive nulla cambierà.
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