giovedì 6 novembre 2014

Il CERN e il significato del fare scienza

di
Francesco Zanotti


Il 25 ottobre scorso avevo pubblicato un post a commento di improvvide dichiarazioni di Edoardo Boncinelli sul senso del fare scienza. Da allora ho ricevuto un contributo molto interessante di Franco Soldani, Scienza e Antiscienza, che rendiamo disponile in questo blog.
Oggi la cronaca, mi dà un altro stimolo per arricchire il dibattito sul fare scienza. L’occasione è la nomina di Fabiola Giannotti a Direttore Generale del CERN. Ovviamente complimenti ed auguri alle neoeletta. Ma …
Beh innanzitutto spero che non sia un ulteriore episodio del vecchio errore di nominare capo il più bravo degli operai. In questo caso: capo degli scienziati, il più bravo degli scienziati. Che Fabiola Giannotti sia uno degli scienziati più bravi è fuori di dubbio. Ma chi l’ha eletta avrà certamente anche riconosciuto e valorizzato le sue capacità manageriali.
Ma questo è solo lo spunto di cronaca. Il tema che volevo trattare è il senso di una macchina come il grande acceleratore del CERN. Butto lì una ipotesi: rappresenta una visione troppo limitata e datata della scienza. Quella che sostiene che esiste una natura la fuori (di noi) con leggi che noi dobbiamo scoprire. Per poi trasformare il mondo.
Credo che oggi siano palesi due fenomeni. Il primo è la complessità della ermeneutica dei risultati di esperimenti complessissimi. Le operazioni che servono a costruire il senso complessivo dei dati (ad esempio: quella particella scoperta è davvero il bosone che Higgs e altri avevano ipotizzato?) sono così complessi che è durissimo sostenere che quella scelta che viene poi scelta è l’unica interpretazione possibile. La seconda osservazione, ancora più importante, è che non si può dimenticare che esperimenti come quelli del CERN non tanto esplorano una Natura assoluta ed oggettiva, ma cerano una loro realtà con le proprie leggi. Detto forse troppo brutalmente: scoprono quello che costruiscono.

Con questi due fenomeni davanti agli occhi, che senso hanno macchine così complesse come quelle del CERN? Non sono “cannocchiali” (o microscopi) potentissimi, sono macchine che costruiscono realtà artificiali che, poi, noi chiamiamo “Natura”. 

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