di
Francesco Zanotti
Appare oggi sul Sole 24 Ore un'intervista al
Ministro Padoan da parte di Fabrizio Forquet.
Che l’economia non sia una scienza esatta, anzi
che non abbia alcun fondamento, lo si sapeva. Ma che gli economisti parlino in
spregio della più “semplice” (da liceo) cultura scientifica è insopportabile.
Vi è una frase che mi ha fatto pensare a tutte
queste cose. Dice il Ministro “C’è un equilibrio molto delicato da mantenere.
Guai a intaccarlo.”.
Frase senza significato, ma che ha il nascosto
monito da autobus: non disturbare il conducente. Infatti, come tutti sanno, un
sistema (immagino sia il sistema economico italiano) è in equilibrio se non è sottoposto
a nessuna forza esterna (e anche allora non è detto che stia fermo, perché se
ne può tranquillamente girellare intorno al Sole … come insegna la relatività generale).
Oppure se è sottoposto ad un sistema di forze in equilibrio.
Le domande inevitabili: ma quali sono queste
forze esterne? A quali leggi ubbidiscono?
E’ il Ministro o Il Governo che le può regolare?
C’è qualcun altro che le può regolare? E come le può regolare se non ne conosce
le leggi che ne descrivono gli affetti? Ovviamente si tratta di domande che non
hanno risposta.
Si potrebbe andare, poi, oltre la cultura
scientifica da liceo e parlare di effetti non lineari …
Ma fermiamoci qui. Come possono una nazione ed
un sistema di media evoluto accettare che la vita di tutti noi sia nelle mani di
tanta presuntuosa improvvisazione?
E, poi, ma vi sembra che noi si stia vivendo una
situazione di equilibrio soddisfacente? No! E ne sono tutti convinti. Lo è
anche il Governo che è convintissimo della necessità della crescita. Ops, ma
allora il Governo sostiene che è necessario mantenere un delicatissimo
equilibrio per favorire la crescita? A parte il fatto che occorrerebbe dire
cosa si vuole che cresca, vi sembra ragionevole lo slogan: stiamo fermissimi
per non scassare un delicatissimo equilibrio così cresceremo?
La crescita (vogliamo chiamarlo: sviluppo etico ed estetico?) è solo frutto di rottura di equilibrio.
Più specificatamente, la rottura delle simmetrie cognitive e di potere attuali.
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